di Gi Elle

Bene il settore vitivinicolo nel bilancio 2018 di Confagricoltura Fvg, ma l’Organizzazione guidata da Claudio Cressati è preoccupata per i ritardi accumulati nel percorso di tutela della Ribolla gialla. Per cui questo rammarico va letto anche come un auspicio affinché nel tavolo della filiera vitivinicola convocato stamani in Regione – proprio per il vitigno autoctono, come riferivamo ieri – si trovi la classica “quadra”. In altre parole, che venga confermata l’intesa di cui le cronache hanno riferito nei giorni scorsi. Per il resto, il comparto della vite e del vino ha avuto buoni risultati, in quantità e qualità – la vendemmia è stata ottima ovunque -,  e le nuove Doc (Pinot grigio delle Venezie e Friuli) hanno riscosso un discreto successo fra i vitivinicoltori.
Sono dolori, invece, per quanto riguarda la zootecnia, un settore ormai da tempo in affanno. E poi ci sono altre ombre: ancora troppo alto il consumo di suolo, mentre la soia cresce, ma crolla il prezzo. Tra le aziende, però, nasce una nuova voglia di fare rete e questo è positivo. Di questi tempi, dovendo fare i conti con un mercato sempre più difficile, esigente e aggressivo – che non fa sconti a nessuno – bisogna cercare nuove strategie. E quella di “fare rete” è una di queste, perché l’unione fra i produttori aumenta la forza e la capacità di penetrazione sui mercati, anche nuovi.

Il presidente Claudio Cressati.

Insomma, per il presidente Cressati, «il 2018 è stato un anno di transizione per l’agricoltura friulana. Le esportazioni dei prodotti agricoli e alimentari hanno raggiunto quasi quota 143 miliardi di euro, con una crescita del 7,9 per cento, mentre gli scambi dei prodotti dell’industria alimentare (vino compreso) hanno perso il 3,6 per cento con le importazioni che, di converso, sono cresciute del 7,5, secondo i dati forniti dal Centro Studi di Confagricoltura». «Speriamo – aggiunge – che, quanto prima, con un confronto costruttivo con la nuova amministrazione regionale, si riesca a predisporre una progettualità di lungo termine che vada oltre il contingente».
Purtroppo, come annotavamo poc’anzi,  non si arresta il consumo di suolo che interessa quasi il 23 per cento del territorio regionale contro il 20 della media italiana. Peggiora pure il fatturato dell’agroalimentare certificato che,  secondo il recente Rapporto Qualivita, ci fa scendere dal 6° al 7° posto della classifica nazionale. E questo è un dato che non può essere trascurato!

Va bene la Cantina Fvg.

Il numero delle imprese agricole regionali – secondo l’Organizzazione presieduta da Claudio Cressati – resta stabile, sulle 13.800, mentre fa capolino una nuova voglia di collaborazione tra le stesse che, rispetto al resto d’Italia, stabiliscono il primato della partecipazione alle reti, con 488 aziende coinvolte. Si segnala anche una rinnovata sensibilità ambientale con oltre 200 aziende che hanno aderito a sistemi di produzione integrata e un +10 per cento di quelle che praticano l’agricoltura biologica (890 aziende per complessivi 15.418 ettari). Dati molto positivi, questi, e che incoraggiano a guardare avanti con un po’ di ottimismo.
Ma ecco i dolori della zootecnia. Il settore degli allevamenti evidenzia, infatti,  ancora tratti di estrema difficoltà. Sentite: oltre 100 stalle di bovini hanno chiuso i battenti e i capi allevati passano dai 79.000 di inizio anno agli attuali 78.600, quindi 400 in meno e non sono pochi. Anche fra i chi alleva suini il clima non è allegro: pure qui i numeri sono in calo, passando da 251.000 capi a 240.500 che, tra l’altro, vengono macellati soprattutto fuori regione (solo 6.000 vengono lavorati sul nostro territorio).

Momenti delicati per bovini e suini. (Foto Anapri e Wikipedia)


C’è però anche una luce che rischiara questo panorama fatto di preoccupanti ombre. È continuata, infatti, la crescita dell’agriturismo, anche se di poco, con le attuali 661 aziende operative. L’attivo è di un +0,8 per cento, ma sensibilmente inferiore alla media nazionale (+3,3 ). Tali strutture, complessivamente, dispongono di 4.408 posti letto e 25.504 coperti. Gli arrivi sono stati 73.196 (il 47 per cento formato da turisti stranieri) e le presenze 207.739, con una durata media di permanenza pari a 2,84 giorni e una utilizzazione media dei posti letto pari a 47 giorni/anno, per un fatturato complessivo che supera i 7 milioni di euro. Non è poco!

Ecco un’azienda agrituristica in Fvg.

E ora passiamo alle colture erbacee.  Tra i cereali – segnala Confagri Fvg -, cresce molto l’attenzione dei coltivatori regionali verso il sorgo che occupa 1.158 ettari (+163 per cento) e, diversamente dal resto d’Italia, tengono bene le superfici a mais (53.268 ettari, con una crescita del 2,3 per cento), al pari della soia (57.897 ettari, con un +2,5 per cento) che, nel 2018, si conferma come il seminativo di maggiore successo. Due colture, tra l’altro, molto colpite dagli attacchi della cimice asiatica per il contenimento della quale – fortissimi, come è noto, i danni soprattutto nel Medio Friuli, con epicentro il Codroipese, e in certe aree della Bassa, come nel Sangiorgino – non si è ancora trovata una soluzione concreta. Le superfici a orzo, poi, crescono del 5,3 per cento, trainate dall’aumento della domanda e dalla nuova attenzione dedicata al cereale dai produttori di birra della filiera italiana.

C’è molto interesse in Friuli per la coltura del sorgo. (Wikipedia)

La dannosa cimice asiatica. 


«Dal punto di vista climatico, ancora una volta ci troviamo di fronte a un’annata anomala che ha favorito il mais e, un po’ meno, la soia – sottolinea il vicepresidente regionale di Confagricoltura, Philip Thurn Valsassina -. Il mais ha fatto registrare dei prezzi di vendita stabili, mentre l’orzo si segnala come una valida alternativa per l’industria mangimistica. La nostra soia, invece, si è trovata schiacciata nella guerra dei dazi scatenata da Usa e Cina, con una riduzione del prezzo di vendita del 20 per cento, creando una situazione di grande incertezza per la prossima stagione delle semine».

Il vicepresidente di  Confagricoltura Fvg Philip Thurn Valsassina.


Un anno di transizione, dunque, fatto di luci, certamente, ma anche di tante ombre, per cui è necessario che quel «confronto costruttivo con la nuova amministrazione regionale» auspicato da Cressati aiuti a far trovare al settore primario serenità e risposte ai problemi sollevati. E la prima potrebbe essere proprio quella che si spera emerga dall’odierno vertice sulla Ribolla.

In Friuli Venezia Giulia tengono bene le superfici di mais e soia.

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In copertina, un vigneto friulano.

 

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