di Giuseppe Longo

Ultimo giorno per il Vinitaly di Verona con l’incubo Prosecco. Ieri, infatti, il cielo sopra Verona si è improvvisamente rannuvolato perché sulla Fiera internazionale dei vini e dei distillati, giunta ai titoli di coda, si è abbattuta come il classico “fulmine a ciel sereno”, la notizia rimbalzata dagli Stati Uniti – e oggi su tutti i giornali italiani – che il presidente Donald Trump starebbe pensando a un inasprimento del regime dei dazi sull’import agroalimentare dall’Europa, quale ritorsione per il sostegno di Bruxelles ad Airbus che danneggerebbe l’americana Boeing. E in questa “guerra” tra aerei finirebbero anche le famose “bollicine” che hanno conquistato il mondo, a cominciare proprio dagli Usa. Una prospettiva che preoccupa molto i produttori del Veneto e anche del Friuli Venezia Giulia, i quali beneficiano della Doc interregionale ottenuta qualche anno fa grazie a quella località geografica sul Carso triestino che si chiama proprio Prosecco. Su questo vino frizzante si è puntato molto infatti, dopo l’entrata in vigore della denominazione di origine controllata, anche nel Vigneto Fvg, per cui la possibilità di un aumento delle tasse d’importazione nel mercato americano è vista come la peste.
E da ieri è proprio questo il tema dominante al Vinitaly, tanto da rovinare il clima molto bello che si respirava da domenica nel Salone enologico, dove il governatore veneto Luca Zaia si è detto fiducioso che questo sarà l’anno in cui l’Unesco deciderà di attribuire il titolo di “Patrimonio dell’Umanità” alle splendide colline di Conegliano e Valdobbiadene, dove il Prosecco ha il marchio più prestigioso della Docg. Per non parlare poi della piccola area del Cartizze (un po’ come il nostro Ramandolo). Un angolo di “Paradiso”…

Ecco i vigneti di Valdobbiadene.

Intanto, tra i numerosi incontri veronesi, ce n’è da segnalare uno che riguarda espressamente il Friuli Venezia Giulia. La Regione, tramite l’assessore alle Risorse agroalimentari Stefano Zannier, ha infatti sottolineato che bisogna uscire dalla fase sperimentale e avviare una progettualità consolidata sulla tracciabilità digitale del vino. Zannier lo ha chiesto durante l’incontro svoltosi nello stand del Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, alla presenza di Gabriele Papa Pagliardini, direttore dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea).
La Regione ha infatti portato all’attenzione ministeriale – come informa una nota Arc – il successo, sia in termini di efficacia che di interesse, della sperimentazione a livello regionale di Enology, iniziativa di Agea nata dalla collaborazione con il Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) per la tracciabilità dei prodotti enologici Made in Italy.

Nel 2018 sei aziende locali hanno attivato la tracciabilità dei vini attraverso questa applicazione digitale. Il sistema consente di abbinare ad un QR-code stampato sull’etichetta della bottiglia una serie di informazioni relative al vino in essa contenuto. I dati utilizzati nella sperimentazione sono quelli che i produttori vitivinicoli sono attualmente obbligati a fornire al Sian. Oltre a questi dati, l’Amministrazione ha messo a disposizione ulteriori informazioni sulle produzioni vitivinicole autoctone già in possesso della direzione regionale. Si tratta di informazioni territoriali e produttive come quelle relative alle superfici e produzioni locali, alle rese, ai dati agroclimatici e pedologici, ai consumi di carburanti e ai trattamenti fitosanitari. Informazioni che appartengono ad una cosiddetta blockchain pubblica, dove i dati di filiera sono disponibili, immutabili e certificati.
Nelle intenzioni stesse di chi lo ha progettato, Enology potrebbe in seguito abbracciare anche dati forniti direttamente dalle aziende e diventare così uno strumento promozionale oltre che di garanzia di qualità del prodotto. Le aziende potrebbero infatti inserirvi informazioni qualitative sui vini quali processi produttivi utilizzati, analisi chimiche, recensioni di riviste specializzate, interviste, filmati e foto, ma anche associare il prodotto con i propri portali di e-commerce, accrescendo notevolmente i benefici dell’applicazione anche nei confronti del consumatore finale.

Degustatori allo stand Fvg.


“Secondo la Regione – conclude la nota Arc – è quindi indispensabile che il progetto venga finanziato e condotto verso un’implementazione a lungo termine che consentirebbe di compensare le aziende, oggi gravate dall’onere dell’obbligatorietà della comunicazione dei dati, restituendo loro un servizio aggiuntivo estremamente utile al proprio mercato”. La soluzione Enology è replicabile in altri settori agricoli, con particolare riferimento a quelli relativi alle produzioni agricole di qualità, come olio extra vergine di oliva, formaggi, mozzarelle di bufala, carni bovine, produzioni biologiche.

Ultime ore dunque per il Vinitaly al quale il Vigneto Fvg è presente in grande stile, con ben 110 aziende nello stand collettivo allestito da Ersa e Promoturismo e altre 70 che espongono i loro prodotti nei rispettivi spazi espositivi autonomi. E per i vini del Friuli Venezia Giulia è stata un’altra grande occasione per presentarsi al mondo, con una qualità indiscussa che non teme confronti. C’è solo da sperare che il rischio dazi per il Prosecco rimbalzato da Washington sia come tanti temporali d’estate, che arrivano minacciosi ma poi passano rapidamente lasciando indenni le aree attraversate.

L’enoteca di Ersa e Promoturismo.

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In copertina, nello stand Fvg i vini sono serviti dai sommelier dell’Ais.

(Foto Regione Fvg)

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Quattro magnum di  “bollicine” storiche

E, giusto per restare in tema di Prosecco, al 53° Vinitaly è stata presentata la “Sabi Collection” dedicata dalla Carpenè Malvolti a Sandro Bidasio degli Imberti, in arte appunto Sabi. La  limited edition è formata da quattro magnum di Prosecco Superiore, identificate ciascuna con un numero di serie e quattro etichette che rappresentano ciascuna un decennio del lungo sodalizio che ha unito il celebre grafico di Conegliano alla storica Cantina. La prima è dedicata agli anni Trenta e riproduce una prescrizione medica del luminare Augusto Murri – considerato il primo testimonial dell’Impresa – in cui si raccomandavano le doti terapeutiche del Prosecco Spumante Carpenè Malvolti; la seconda etichetta è dedicata agli anni Quaranta ed è la rappresentazione della curiosità e dell’interesse che andava crescendo intorno al Prosecco; mentre l’immagine ispirata dagli anni Cinquanta utilizza il disegno stilizzato in cui si ritrae un incontro conviviale. Infine, la Magnum dedicata gli anni Settanta ritrae l’evoluzione dei consumi del vino spumante.

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