Torna in scena a Trieste l’emozionante opera di Luis Bacalov, “Estaba la madre”, uno Stabat Mater laico: la passione non della Madre di Gesù, ma delle madri dei desaparecidos argentini, che hanno sofferto un dolore altrettanto insopportabile. Com’è noto, la partitura in atto unico – con prologo, sette scene ed epilogo – del grande compositore è stata concepita per ricordare le vittime del regime militare che prese il potere in Argentina nel marzo ‘76. I suoi oppositori venivano sistematicamente seque­strati e di loro non si avevano più notizie, diventavano così i “Desaparecidos”, ammucchiati e irrintracciabili in campi di concentra­mento clandestini. Fu grazie ad un gruppo di mamme delle vittime dei sequestri, le “Madri di Plaza de Mayo” alla ricerca dei loro figli scomparsi, che il mondo conobbe quegli orrori.

Luis Bacalov autore dell’opera.

Questa sera, alle 21 a Trieste in piazza Verdi, “Estaba la madre” sarà di scena nella produzione allestita in partnership dal locale Conservatorio Giuseppe Tartini e dal Santa Cecilia di Roma, per la regia di Isabel Russinova, su libretto di Carlos Sessano e Sergio Bardotti. Lo spettacolo rientra nella programmazione di Trieste Estate ed è proposto dall’assessorato Pari opportunità del Comune in collaborazione con l’Associazione culturale Graia nell’ambito del progetto è L.E.I. – Legalità Eguaglianza Identità, con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le pari opportunità e la collaborazione di Amnesty International. La partnership tecnica è della Casa della Musica – Scuola 55. Ingresso libero, info www.conts.it
Nel cast gli artisti Moe Iwasaki (Sara, madre ebrea di Josele), Federica Tuccillo (Juana, maestra di scuola), Won Wooyeon (Angela, madre di prete operaio), Giacomo Balla (primo generale e narratore), Niu Tian (terzo generale) e Stella Alonzi (una madre). Al pianoforte Andrea Virtuoso e alla fisarmonica Mitja Tull. In scena anche il Coro composto da Stella Alonzi, Gioia Rossetti, Won Wooyeon, Moe Iwasaki,Yonseoo Kim, Fede­rica, Tuccillo, Hao Dezheng, Ling Han Fei, Giacomo Balla, Seong Dong Yeol, Chihiro Hachiya, Niu Tian, Sangjin Jang e Giacomo Balla.

Isabel Russinova


La scelta registica di Isabel Russinova ha assecondato il carattere oratoriale dell’opera e restituirà al pubblico la verità, la brutalità e la rappresentazione del dolore non at­traverso la bellezza delle forme, ma nell’essenzialità del contenuto, secondo i po­stulati del teatro di Brecht. Allo stesso tempo, cercherà di accentuare l’implicazione universale del dramma argentino; affinché “Estaba la Madre” trascenda il contesto storico immediato e si converta in una specie di oratorio laico capace di riflette­re il dolore di tutte le madri del mondo che hanno sofferto la perdita dei loro figli. La fusione perfetta fra musica classica e la musica urbana di Buenos Aires alimenta una impeccabile e suggestiva scrittura musicale: il bandoneon, trasformato in strumento fondamentale, suona come il clavi­cembalo di Bach. La corrispondenza fra sacro e profano è sottolineata, ovviamente, dal riferimento allo “Stabat Mater” di Pergolesi, una comparazione che sembra essere sostenuta dalla propria storia. In qualunque modo appare evidente che portare in scena la maggiore tragedia di tutta la storia argentina comporta una grande sfida. Il canto delle quattro madri esprime in modi diversi il sentimento che le ha attraversato: prima lo stupore davanti all’accaduto e la bruta­le perdita, poi la rabbia che si trasforma in lotta, più tardi la richiesta di giustizia, di chiarezza e castigo. Un dolore paragonabile a quello della Vergine Maria durante la deposizione di Cristo dalla Cro­ce: madri, tuttavia, che non hanno neppure ricevuto un corpo da piangere e seppellire. Nell’epilogo, il pianto comune della Vergine Maria, di Maria Maddalena e di tutte le ma­dri offre una invocazione collettiva alla speranza. Esprime l’anelito affinché mai più torni a ripetersi quello che è accaduto, solo un preciso impegno civile potrà tracciare il cammino della redenzione.

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In copertina e qui sopra le “Madri di Plaza de Mayo” durante una manifestazione a Buenos Aires.

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