di Giuseppe Longo

Rodolfo Rizzi, confermato alla guida di Assoenologi Fvg, è appena rientrato da Milano dove ha partecipato alla prima riunione del Consiglio nazionale dei tecnici della vite e del vino dopo il recente rinnovo. Ma più che sentire da lui che cosa bolle in pentola in quello che è uno dei massimi organismi della categoria – diciamo soltanto che, per il terzo mandato, è stato rieletto presidente nazionale Riccardo Cotarella -, abbiamo messo a fuoco la situazione del Vigneto Fvg alla luce della recente 53ma edizione del Vinitaly cui il Friuli Venezia Giulia ha partecipato con una foltissima rappresentanza: ben 110 aziende attraverso il maxi-stand dell’Ersa e altre 70 a livello individuale con strutture espositive autonome. Ne emerge, tutto sommato, pur tra qualche criticità, un quadro positivo e aperto a prospettive interessanti. Ecco come dunque Rizzi vede la vitivinicoltura friulana grazie al suo osservatorio privilegiato, fatto di tecnici che con il vigneto e la cantina hanno a che fare ogni giorno.

Il presidente Riccardo Cotarella.

  • Presidente, da anni Vinitaly rappresenta una sorta di verifica anche per il Vigneto Fvg. In generale, che fotografia emerge dal Salone 2019, il settore è in buona salute?

Il Vinitaly è, per il produttore, un momento molto importante, sia per i contatti commerciali che per lo scambio d’informazioni con i vari “attori” del mondo enologico. È vero che oggi l’informazione corre sui veloci canali del web ma, nel nostro settore, il rapporto umano con gli operatori è ancora determinante. In questo ultimo Vinitaly, più che in altre edizioni, è emersa la consapevolezza, da parte del produttore, che la difesa del territorio e delle tante biodiversità in esso coltivate, sia la strada giusta. Parlare di sostenibilità ambientale, etica ed economica sta divenendo, sempre più, una realtà produttiva e, nello stesso tempo, commerciale. Oggi, il Friuli Venezia Giulia enologico deve avere un solo obiettivo: quello di riuscire ad emergere nel “Mercato Globale” grazie alla professionalità dei tanti operatori del settore, con la consapevolezza che l’unione d’intenti sarà determinante per il successo futuro. Sicuramente non è un momento facile per il nostro settore, fatta eccezione per il Prosecco che oramai è divenuto un brand internazionale. Purtroppo, paghiamo l’eccessivo frastagliamento varietale, l’eccezionale produzione dello scorso anno e la forte concorrenza non solo italiana ma anche dei maggiori Paesi produttori. Inoltre, i mercati composti da numeri importanti, non sono alla nostra portata, tolto Prosecco e Pinot grigio, in quanto non disponiamo di adeguati volumi per affrontare queste richieste. Allora, dobbiamo percorrere la strada della promozione territoriale abbinata all’enogastronomia, e rivolgere le nostre attenzioni anche verso i tanti piccoli mercati (nazionali e esteri) che vedono, nel “Made in Italy”, un favoloso mondo da scoprire.

  • I “buyer” stranieri che vini hanno privilegiato? Domina sempre il Pinot grigio?

Il Vinitaly è anche punto d’incontro per i tanti operatori stranieri alla ricerca non solo della qualità, ma soprattutto del vino conosciuto evitando, se possibile, di avventurarsi con proposte alternative difficili da promuovere. Ecco perché, il Prosecco e il Pinot grigio rimangono i vini più ricercati grazie alla loro penetrazione nei diversi mercati mondiali. Però quest’anno, per la prima volta, si è iniziato a parlare concretamente di Ribolla gialla, grazie soprattutto alla presenza sul mercato di interessanti quantità di questo vino, sia nella versione spumante che ferma. È comunque inevitabile che, tra i tanti buyer presenti a Verona, ci sia spazio anche per le piccole realtà vitivinicole e, in questo campo, il Friuli Venezia Giulia, grazie alla sua conformazione, si trova avvantaggiato.

Ripresa vegetativa sui Colli orientali.

  • Cina e “Via della Seta”: quali indicazioni sono emerse a Verona?

L’accordo tra i due governi (Italia e Cina), e denominato “Via della Seta”, può aprire sicuramente delle nuove opportunità commerciali anche per il nostro settore. Dobbiamo considerare che questo nuovo corridoio non riguarda solo la Cina, ma anche l’intero mercato asiatico. Il mercato cinese predilige principalmente i vini rossi strutturati (i cinesi sono molto legati al colore rosso che lo ritengono fortunato) e quindi, se consideriamo questo aspetto, la nostra regione parte sicuramente svantaggiata in quanto oggi, solo il venti per cento dell’intera produzione, è riservato ai vini rossi. Comunque, è un mercato in forte evoluzione che si sta ritagliando degli spazi anche per alcuni vini bianchi a carattere internazionale. Però, come accennavo poc’anzi, la “Via della Seta” ci apre le porte anche ai mercati asiatici dove la cucina, prevalentemente di pesce e verdure, si abbina benissimo ai tanti vini bianchi friulani.

  • Questione Prosecco: quanto ha spaventato la minaccia di dazi da parte degli Usa?

Questa nuova restrizione, che potrebbe essere imposta dall’amministrazione americana, sicuramente non fa dormire sonni tranquilli ai tanti produttori di Prosecco anche perché il mercato Usa ricopre il 20% sul totale dell’esportazione di questo vino. A fronte di questi probabili dazi Usa, dobbiamo prendere in considerazione la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea (Brexit). Due aspetti questi che nel breve periodo porteranno sicuramente sia degli scompensi economici, con inevitabili aumenti di costi, che intoppi organizzativi e di spedizioni per eventuali nuove barriere doganali.

Le nuove gemme su vitigni bianchi. 

  • Il Sauvignon ha beneficiato, in immagine, del Concorso mondiale di Udine?

Il Concorso mondiale del Sauvignon, organizzato dopo alcuni anni nella nostra regione, ha lasciato sicuramente il segno, soprattutto tra quei produttori che hanno beneficiato dei riconoscimenti ricevuti. È anche vero che il nostro mondo è ricco di concorsi e riconoscimenti che però tendono ad accavallarsi e quindi svilire, nel breve tempo, il meritato premio ricevuto. Comunque, anche questo Concorso è sempre un’ottima vetrina per l’intero settore enogastronomico e turistico.

  • Parliamo ora di tutela della Ribolla gialla. A che punto siamo?

All’ultimo Tavolo verde, cui Assoenologi ha partecipato, sono state definite le linee guida sia per la tutela del nome che per l’inserimento della Ribolla gialla nel disciplinare Dop Friuli, sia nella versione spumante che come vino tranquillo. Adesso, la questione è passata al vaglio dei tecnici ministeriali al fine di definire la via più breve per tale riconoscimento. È doveroso ricordare che, a differenza degli anni scorsi, oggi la procedura per modificare un disciplinare di produzione è molto più complessa e vede non solo il parere ministeriale del “Comitato Nazionale Vini” (oggi presieduto dall’enologo e consigliere nazionale Assoenologi Michele Zanardo), ma anche un iter presso la Comunità Europea. Da quanto detto, si capisce benissimo, come i tempi si stiano allungando di molto e pensare che per la prossima vendemmia tutto sia concluso lo vedo un azzardo.

La Ribolla prodotta a San Marino.

  • Intanto, gli altri approfittano. Anche all’“estero”: il suo collega Paolo Valdesolo mi ha inviato, molto infastidito, due foto della Ribolla gialla messa in etichetta con questo nome a San Marino…

Dobbiamo tenere conto che San Marino, anche per il settore vitivinicolo, è regolamentato da leggi proprie essendo uno Stato autonomo. La viticoltura, da sempre condotta nella piccola repubblica, è disciplinata dal 1976 dal “Consorzio Vini Tipici di San Marino” ed annovera un centinaio di vignaioli che coltivano appena 200 ettari (il Friuli Venezia Giulia ne ha invece quasi 26.000). Lo Stato di San Marino tutela le sue produzioni vinicole attraverso un Marchio d’identificazione d’Origine al fine di garantire la qualità del vino prodotto. Le varietà coltivate sono sei tra le quali la Ribolla con il sinonimo di Pignoletto (un vitigno coltivato sulle colline bolognesi). Le altre varietà presenti a San Marino sono: Biancale, Moscato, Canino, Cargarello e Sangiovese. Per tutto questo, a mio avviso, riuscire a trovare una bottiglia di Ribolla, della Repubblica di San Marino, è come vincere il Superenalotto. In ogni caso, dobbiamo sfruttare commercialmente il tutto a nostro favore, visto che San Marino è da sempre considerata una “perla” turistica.

  • A parte questo vino, fermo o spumantizzato, ci sono altri problemi aperti nel dopo-Vinitaly?

Assolutamente no, non sono emerse fortunatamente altre criticità. Dobbiamo comunque precisare che questa edizione del Vinitaly è stata un vero successo per il Friuli Venezia Giulia, sia grazie alla qualità dei suoi vini sia alla perfetta organizzazione dello stand collettivo, che sotto l’attenta regia del dottor Giulio Palamara, funzionario dell’Ersa (Ente regionale sviluppo agricolo), ha soddisfatto le richieste delle migliaia di visitatori che ogni ora affollavano il padiglione 6.

  • Il prossimo anno a Trieste ci sarà il Congresso mondiale dell’enoturismo: questo cosa significherà per il Vigneto Fvg?

Ospitare, nella nostra regione, un evento di questa portata è sicuramente un momento importantissimo non solo per il settore enogastronomico, ma anche per l’intero comparto turistico. Inoltre, questo Congresso sarà un importante viatico per promuovere le zone viticole amplificando quanto stanno facendo, da anni, i nostri vignaioli. Questo evento lo possiamo considerare come il prosieguo del 73° Congresso Nazionale Assoenologi che ha visto, lo scorso luglio, il Friuli Venezia Giulia protagonista nel palcoscenico mondiale del vino.

Il Congresso Assoenologi a Trieste.

  • Infine, proprio Assoenologi. Quali progetti quest’anno a favore del Friuli Venezia Giulia?

L’Assoenologi, in questi giorni, sta mettendo a punto il suo programma che ci vedrà in prima linea, sia nei Concorsi enologici regionali che nei Convegni tecnici che avranno il lor apice con la Prevendemmiale 2019.

Buon lavoro, Presidente!

Un vigneto nella zona di Cormons.

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In copertina, il rieletto presidente Assoenologi Fvg Rodolfo Rizzi.

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