di Giuseppe Longo
Si parla sempre più di “tropicalizzazione” del clima con gravissime conseguenze anche alle nostre latitudini, come nel caso dell’uragano di fine ottobre che si è abbattuto con una violenza mai vista sui boschi della Carnia. E, così, frane e smottamenti sono ormai all’ordine del giorno, ma non solo. Tanto che si parla sempre più spesso di prevenzione, anche se alle parole non sempre, purtroppo, seguono i fatti.
Proprio per fermare l’attenzione sulla fragilità del nostro territorio, sapevate che il 2,7 per cento del territorio regionale è a rischio frane (per 210 kmq di superficie), mentre il 19,6 per cento è a rischio idraulico (pari a 1.539 kmq)?
Sono dati molto preoccupanti legati appunto ai repentini cambiamenti climatici (se ne è parlato di recente anche a Udine) e che emergono da un lavoro appena pubblicato dal Centro studi di Confagricoltura. Tra l’altro, negli ultimi due anni, il rischio frane è cresciuto dell’1,3 per cento, anche a causa dell’abbandono di molti terreni agricoli e della impermeabilizzazione del suolo sempre più evidente. E le aree maggiormente a rischio sono, come tutti possono ben capire, quelle collinari e montane dove questi fenomeni si verificano puntualmente in occasione di forti episodi di maltempo, come appunto quello che si era verificato in autunno in montagna, ma anche quando si abbattono quelle che ormai vengono comunemente definite “bombe d’acqua”. La pioggia troppo abbondante, caduta peraltro in poco tempo, non viene assorbita dal terreno, peggio ancora se incolto e abbandonato, e crea ruscellamento con effetti spesso disastrosi, tra cui appunto smottamenti e frane.
Chi non ricorda i frequentissimi movimenti franosi che in anni recenti hanno colpito il Tarcentino, in particolare quelle aree digradanti dal monte Bernadia? Zone che peraltro sono simili a quelle vicine di Ramandolo dove, però, fortunatamente non ci sono stati episodi di quella portata, pur rimanendo un’area molto a rischio. Così, come tutto il comprensorio dei Colli orientali e del Collio, ma anche le zone collinari e montane del Pordenonese e dell’Alto Friuli in genere.
Due immagini della zona di Ramandolo, sopra Nimis.
«Secondo una stima del Ministero dell’Ambiente, le zone agricole sono, dopo strade e ferrovie, quelle maggiormente colpite dai danni da frane provocati dall’intensità delle precipitazioni meteoriche – dice Claudio Cressati, presidente di Confagricoltura Fvg –. Di conseguenza, tra le vittime sono molti gli agricoltori, sorpresi dai temporali e dai fenomeni alluvionali mentre cercano di mettere in sicurezza gli animali e i beni strumentali delle proprie aziende. Secondo un recente rapporto del Cnr, nel periodo 1968-2017, frane e inondazioni hanno provocato, complessivamente, circa 1.800 morti, 2.000 feriti e 317 evacuati senzatetto. Non si contano, poi – sottolinea Cressati -, i danni economici derivati dalle perdite di produzioni vegetali e animali».
Claudio Cressati, presidente di Confagricoltura Fvg.
Questo tema, secondo Confagricoltura, non dovrebbe essere escluso dal dibattito politico, anche perché alcune risorse finanziarie per intervenire ci sono. Attualmente, nel quadro del progetto “Italia Sicura” avviato nel 2014 dal Governo Renzi, le Regioni hanno elaborato circa 8.700 progetti per la mitigazione del dissesto idrogeologico (frane e alluvioni) che richiedono, complessivamente, investimenti per 24,3 miliardi di euro, di cui poco meno di 10 sono stati già effettivamente finanziati. Con la manovra finanziaria 2019, inoltre, sono stati stanziati ulteriori 900 milioni di euro all’anno per il triennio 2019-2021, nel quadro di un investimento complessivo di più lungo periodo di 6 miliardi.
Fondi ovviamente previsti a livello nazionale, ma se ci sono progetti possono arrivare anche in Friuli Venezia Giulia. Insomma, Confagricoltura sollecita a muoversi, perché i rischi sono sempre in agguato. Altrimenti, si continua soltanto a parlare. E alle parole, dicevamo all’inizio, spesso stentano a seguire i fatti.
Vigneti ad Albana di Prepotto (Colli orientali) e sul Collio goriziano.
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In copertina, colline a Ramandolo.
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