di Giuseppe Longo
Sempre più bella la “Fieste dal Purcitar” che a Fagagna si organizza, nella suggestiva cornice di Cjase Cocel, da lungo tempo in occasione della ricorrenza di Sant’Antonio Abate e che quest’anno ha avuto anche un tocco… internazionale. C’era infatti una piccola rappresentanza di Dignano d’Istria, cittadina a pochi chilometri da Pola, quasi sulla punta della penisola, che tramite il locale Ecomuseo “Istrian de Dignan” (nell’antico dialetto di matrice veneta) ha allestito un banchetto di prodotti tipici: vino, olio, grappe, salumi stagionati all’impeto della bora carsolina, acciughe sotto sale pescate nelle limpide acque dello stesso nostro mare Adriatico che bagna anche questo angolo della Croazia, nel quale vive una comunità italiana molto attiva, saldamente legata a storia, cultura e tradizioni che si tramandano dall’epoca della Serenissima. Storia e tradizioni che furono cantate anche in “Nozze Istriane”, l’opera più famosa di Antonio Smareglia (Pola 1854 – Grado 1929), le cui origini familiari sono proprio di Dignano.
Ecco tre immagini di Cjase Cocel.
Scontato il successo che l’improvvisato stand ha suscitato fra il folto pubblico che per tutto il giorno – grazie al tempo splendido – ha animato il cortile del Museo della vita contadina, sia per la sua novità sia per la bontà di quanto offerto in assaggio. Una presenza molto gradita, tanto da sfociare subito in un’amicizia che potrà trasformarsi anche in una reciproca collaborazione, non solo perché gli istriani sono rimasti molto colpiti dalla bellezza di Cjase Cocel – tanto che la troupe televisiva dell’emittente regionale che era al seguito ha girato un ampio servizio sul Museo e sulla Festa dei Norcini -, ma anche perché pure a Dignano si allevano e si fanno correre gli asini – autoctoni, peraltro – che a Fagagna, come è noto, danno vita a settembre alla combattuta gara sul “mussodromo” in piazza.
Un auspicio, questo, espresso dal coordinatore dell’Ecomuseo, Dino Babic (da giugno ha ceduto la presidenza a Samuel Cernac, pure presente a Fagagna), portando un breve saluto al termine dell’annuale convegno sulla lavorazione e conservazione delle carni suine, ma ribadito anche durante la degustazione dei sopraffini insaccati di Mario Lizzi nell’accogliente cucina di Cjase Cocel, accanto al “fogolar” ovviamente acceso dove due casalinghe sferruzzavano come una volta, oltre che nei successivi colloqui sull’aia con il sindaco Daniele Chiarvesio e il presidente del Museo Elia Tomai, tra le note di un simpaticisssimo trio friulano.
Il saluto di Dino Babic che ha accanto Leonardo Barberio; sotto, il trio.
Molto seguito, come sempre, l’incontro tecnico che caratterizza la mattinata della “Fieste dal purcitar” e che pure quest’anno ha richiamato numerosi artigiani iscritti all’Albo regionale dei norcini. Dopo le ricche relazioni della dirigente veterinaria dell’Aas 3 Emanuela Tesei (normative sul trasporto e sulla macellazione casereccia dei suini), di Lucilla Jacumin dell’Università di Udine (corretta stagionatura del salame al fine di prevenire eventuali difetti) e Pierpaolo Rovere, direttore di Agrifood Fvg (analisi sensoriale del salame anche a fini competitivi), è seguito un breve ma interessante dibattito che, oltre a Gianluigi D’Orlandi, allo stesso Lizzi e ad alcuni norcini, ha visto porre agli esperti intelligenti domande anche da parte di un gruppo di ragazzini che hanno seguito attentamente i lavori in fondo alla sala, dove erano esposti anche i quadri, dedicati alla festa, della pittrice Armanda Sbardellini. L’incontro era stato aperto da un saluto del sindaco Chiarvesio e concluso da un breve intervento del consigliere regionale Leonardo Barberio, che ha portato il saluto del governatore Fedriga e dell’assessore Zannier, titolare delle Risorse agroalimentari, sottolineando quanto sia importante preservare e tramandare queste consuetudini legate alla norcineria tradizionale.
I relatori mentre il sindaco dà il benvenuto e uno scorcio della sala.
Bello e invitante anche il pomeriggio. Infatti, dopo la parentesi religiosa dedicata alla benedizione degli animali – anche diversi asini che si “preparano” per la prossima edizione di “San Siro dal Friul”, per usare le parole del compianto Otto D’Angelo – impartita dal diacono don Luigino, davanti all’icona di Sant’Antonio Abate da poco restaurata, gli occhi del pubblico sono stati calamitati dalla dimostrazione di lavorazione delle carni di maiale per essere trasformate nei tipici insaccati friulani. Protagonista della “lezione” ancora Mario Lizzi, macellaio in piazza a Fagagna e grande esperto nella preparazione di insaccati che non temono confronti, oltre ad autentiche specialità che fanno la gioia dei buongustai, come il “Pestat”, che figura addirittura fra i Presidi Slow Food.
Il diacono mentre benedice gli animali e l’icona di Sant’Antonio Abate.
E ora si pensa già al 2020: gli amici di Dignano hanno già assicurato che torneranno con uno stand più grande e ben fornito dei prodotti donati dalle terre rosse e pietrose strappate al Carso istriano. Arrivederci!
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