di Giuseppe Longo

Dino Persello ha il Friuli nel cuore. E per lui la lingua “ufficiale” è il Friulano, quello peraltro della sua San Daniele, la “Siena del Friuli”. E questa passione per la sua terra e la sua lingua l’ha riversata in un’altra passione che l’ha “contagiato” fin da bambino: quella per il teatro. Muovendo i primi passi in parrocchia, nella vicinissima Dignano, tra i sassi e le ghiaie del Tagliamento. Un paese che gli è rimasto impresso nei suoi sentimenti più intimi e genuini – e la genuinità è un tratto essenziale del suo carattere -, tanto da farne anche una rappresentazione, ovviamente in “marilenghe”, che proporrà proprio oggi a Qualso, nel Rojale: l’appuntamento è alle sei del pomeriggio all’Osteria “Da Fratin”.

“Jo i soi di… paîs!” è infatti il titolo dello spettacolo di e con Dino Persello che conferma quanto appena detto: l’orgoglio delle proprie origini e di appartenere a un paese. Friulano, un particolare da non sottovalutare.  Lo spiega lui stesso nella brochure che annuncia la serata – che segue quella, applauditissima, appena proposta a Friuli Doc, in particolare per i ragazzi del ’94 coetanei della grande manifestazione enogastronomica di Udine -, dove scrive: “Ebbene sì, sono stato, sono oggi, e lo sarò sempre di più e… per sempre, ‘di paese!’. Una condizione spirituale e sociale che me la sento sempre più forte e ben modellata addosso. E ne vado fiero, perché tutto ciò mi regala ancora, energia, senso di appartenenza e di pulizia, coerenza, parole date e… mantenute. Non ho detto nostalgia – però avverte -, di cui diffido, perché non porta nè alla conoscenza nè alla crescita!”. “E la voglia di raccontare, questo mio dapprima costante sentire – racconta l’attore friulano che di recente è stato protagonista anche nella lontanissima Australia – è cresciuta nel tempo, a tal punto che il desiderio è diventato felicemente incalzante, fino a… “non poterne più”. E così ho deciso di descriverlo e da umile artigiano e manutentore della passione di narrare storie… di raccontarlo questo mio, ‘sei di paîs’”.

La locandina dello spettacolo.

E allora cosa accade in questo spettacolo, tutto da gustare, perché la bravura di Dino Persello non lascia dubbi? “Mi trasferisco – spiega – dagli improbabili campetti di calcio ai cortili delle canoniche, agli alberi di ciliegio, alla latteria, ai misteriosi angoli del Tagliamento, alle buie e gelide, ma affascinanti sale teatrali, ai crocicchi dei borghi, alle piazzette e contrade del mio paese, Dignano (che sono poi quelle di tutti i nostri paesi), attraverso lo sguardo di un gruppo di amici nati e cresciuti nelle Comunità della provincia Friulana. Da quasi… settantenne, racconto memoria, non retorica, dopo aver imparato molte cose e prendendomi l’autorità e la soddisfazione di illustrarle come un bambino di oggi, senza concedermi facili ipocrisie, ma mettendomi nei panni di un osservatore che, all’interno della sua consapevolezza, ormai da tempo adulto, desidera mostrare al pubblico ciò che era ed è il bambino Friulano, coi passaggi di crescita, le difficoltà che subisce e gli incanti che prova di fronte al nuovo mondo che gli si spalanca davanti, quello del gioco sì, ma anche quello castissimo dei primi amori. Racconto di infanzia non protetta da cordoni sanitari di adulti, racconto di un bambino di 12-13 anni e della sua fretta di crescere, racconto per divertimento, per chi c’era già e si ricorda le sfumature e per chi è nato dopo e si diverte alle circostanze!”. Perché – ammonisce, giustamente, Dino: “Un paese senza passato è un paese senza… futuro!”.

Originario appunto di Dignano al Tagliamento, Dino Persello ha portato i suoi spettacoli in giro non solo per tutto il Friuli, ma anche nel resto d’Italia, in vari Paesi della vecchia Europa, e pure oltreoceano, soprattutto in Canada e, come detto, in Australia, portando ovunque graditissimo messaggio di friulanità in quei luoghi dove c’è una massiccia presenza di nostri emigranti che tengono viva la fiaccola della loro cultura d’origine attraverso quei benemeriti sodalizi che sono il Fogolâr Furlan e la Famee Furlane. E il teatro in “marilenghe” di Dino Persello contribuisce perfettamente a mantenere vivo quel cordone ombelicale che lega ancora saldamente i nostri emigranti alla propria terra d’origine che ha per simboli la grande Aquileia e l’Angelo del Castello di Udine, e nella quale si perpetuano cultura e tradizioni che tutti i friulani devono sentirsi impegnati a difendere e a trasmettere alle nuove generazioni. E questo Persello lo fa da sempre, in modo appassionato e con grande convinzione, raccontando le storie del Friuli e della sua gente. Come quella di Dignano, luogo della sua infanzia e giovinezza che proporrà oggi al pubblico di Qualso, piccolo borgo del Rojale che ha il Friuli nel cuore. Proprio come Dino Persello!

La Basilica di Aquileia e l’Angelo del Castello di Udine fari di friulanità.

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In copertina, Dino Persello attore e regista dei suoi spettacoli in friulano sarà oggi, alle 18, a Qualso.

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