di Giacomo Casale
Lo spirito della danza, il suo linguaggio di potenza e grazia, e la sua universalità volano sopra il tempo degli uomini. Lo spirito sceglie le proprie muse e si incarna nell’arte e nella bellezza, generazione dopo generazione, lungo i secoli e i millenni.
Questa è un storia declinata al femminile che si accende di fama nell’oriente dell’Impero romano quasi duemila anni fa per approdare e consacrarsi all’immortalità in quell’Aquileia che fu la seconda Roma. É una storia breve e scarna che confina con la leggenda, ha pochi documenti con sé, se non una stele con un’iscrizione in greco, eppure è straordinaria, perché il suo senso è l’affermazione del genio e del talento femminili, della fama che li illumina e li accompagna in tutto il grande impero. Ci parla della mima Bassilla, “la decima musa”, morta in scena nella prima metà del terzo secolo proprio qui, fra le braccia dell’Alma Mater di tutti noi. L’archimimo Eraclio, a nome della “compagnia”, le “scolpisce” un elogio funebre lirico, filosofico e saggio, perché questa musa non venga mai dimenticata nel mondo che verrà.
Michela Cotterchio in scena e con il regista Francesco Collavino.
Bassilla non è stata dimenticata, anzi danza ancora in questo terzo incerto millennio come fosse ieri. L’idea di farne qualcosa di nuovo, di nostro, al servizio della danza, dello spettacolo e della cultura è del giornalista Nicola Cossar, dalle fiere radici aquileiesi, ed è stata poi elaborata e “scritta” dal giovane e bravissimo coreografo Francesco Collavino (con la collaborazione di Marco Rogante) per la danzatrice – giovanissima, incantevole e brava – Michela Cotterchio. “Bassilla la decima musa” è stato coprodotto dall’associazione culturale CulturArti (nell’ambito del primo Festival Alpe Adria dell’archeologia pubblica senza confini)e dal Css- Teatro stabile di innovazione Fvg, che lo hanno proposto in collaborazione con Musei Fvg-Polo museale del Friuli Venezia Giulia proprio nella Giornata nazionale dei musei con il sostegno della Regione Fvg e il patrocinio del Comune di Aquileia. E quale museo sarebbe stato più bello di quello di Aquileia per il debutto?
Tre performances di 25 minuti ciascuna per 40 spettatori alla volta davanti a preziose e imponenti statue che testimoniano una bellezza e una storia immortali.
Il pubblico è stato accompagnato allo spettacolo e poi nelle sale espositive dalla direttrice del museo Marta Novello, dalla guida Elena Braidotti, dalla presidente di CulturArti Roswitha Del Fabbro (che organizza e cura il festival), dalla direttrice artistica del Css Fabrizia Maggi e dallo stesso Nicola Cossar, che, fra l’altro, ha ricordato le geniali fascinazioni di Gilberto Pressacco (Bassilla avrebbe ispirato il verbo friulano “bassilà”).
Poi tutti a farsi incantare dalla danza contemporanea per una prima assoluta che speriamo possa avere tante repliche. Michela Cotterchio, con il suo gesto ipnotico, gentile e potente, ha sciolto pian piano un capitello di ghiaccio dal quale ha estratto una musicassetta che ha inserito in un lettore. Ed è partita una musica lieve, impalpabile, avvolgente, forse a ricordarci che il tempo scorre in una sola direzione, che non ripara il passato, ma lo puòproteggere con rispetto e amore, e che l’esistenza danza sopra questa “prigione”. Finisce il dolce suono, la scena dispare, l’incanto dura ancora, fino a sciogliersi in un lungo, interminabile e grato applauso. Ci resta un messaggio da conservare nel cuore. Come ricorda Francesco Collavino: “Il capitello di ghiaccio ci rimanda ad uno scolpire irreversibile. Ci offre l’idea di un’archeologia delicata, che scava in un passato con dedizione e si allarga a un’immagina di conservazione. Attraverso l’audiocassetta vediamo il passato farsi storia. La danza è un inno alla bellezza e al coraggio di una giovane donna che ha vissuto con arte ed è iscritto in un rituale di vita e cambiamento”.
Così, da Bassilla a Michela, la danza dell’esistenza non si ferma, donna dopo donna, vita dopo morte, lingua dopo lingua, passo dopo passo. Per sempre.
Ancora foto di spettacolo e pubblico.
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In copertina, Michela Cotterchio danza al museo di Aquileia.
(Fotografie di Daniele Fona)
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