di Giuseppe Longo

La ricorrenza del Venerdì Santo è stata celebrata ovunque, in Friuli Venezia Giulia, dalla parrocchia più grande a quella piccola, con particolare solennità, riproponendo i tradizionali riti e le sacre rappresentazioni che ricordano la Passione di Gesù e la sua morte in Croce. A Trieste, in Città Vecchia, c’è stata una celebrazione molto suggestiva e partecipata che ha avuto al centro la chiesa della Beata Vergine del Rosario, dove durante la Settimana Santa per tutte le liturgie si è seguito il tradizionale rituale in latino detto di San Pio V.

La processione in piazza della Borsa.


Così, dopo la Via Crucis con le quattordici stazioni che rievocano gli ultimi momenti della vita e la Crocifissione di Gesù, si è snodata questa sera per le strade del centro storico – da via del Teatro Romano al primo quartiere del Borgo Teresiano, quindi via San Nicolò, via Cassa di Risparmio, piazza della Borsa fino a toccare piazza Unità d’Italia per poi ritornare in chiesa – la solenne processione presieduta dall’arciprete di San Giusto, monsignor Marino Trevisini, mentre il parroco don Stefano Canonico intonava le strofe dello “Stabat Mater”, sequenza del XIII secolo tradizionalmente attribuita a Jacopone da Todi. Ospite d’onore il titolare della Chiesa greco-ortodossa di San Nicolò, dalla quale provenivano rintocchi di saluto mentre nelle sue vicinanze transitava il sacro corteo.

Ecco la statua del “Cristo Morto”.


Un rito molto sentito, oltre che carico di suggestione, perché nelle vie cittadine, tra ali di turisti e persone impegnate negli acquisti dell’antivigilia pasquale o sedute ai tavoli di bar e ristoranti, è stata portata a spalla la statua lignea con la struggente immagine del “Cristo Morto” mentre il prelato della cattedrale di Trieste assistito da due diaconi tutti con paramenti neri, simbolo del lutto e della tristezza della Chiesa per la tragedia del Calvario, reggeva, sotto il baldacchino violaceo, il colore della Quaresima, la reliquia della “Santa Croce” che al termine è stata baciata dai fedeli durante il canto del tradizionale “Miserere”il Salmo 51 della Bibbia che si fa risalire addirittura a Re David – in tono patriarchino, eseguito dai bravi cantori del maestro Elia Macrì. Poi nella stessa chiesa del Rosario i riti del Venerdì Santo si sono conclusi a sera inoltrata con la celebrazione dei solenni “Mattutini delle Tenebre” in attesa della Veglia Pasquale con la “Messa della Resurrezione”.

Monsignor Marino Trevisini con la sacra reliquia della Croce.

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In copertina, lo struggente volto di Gesù senza vita dopo la deposizione.

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