di Giuseppe Longo
BOVEC – “Da la Russie l’antenât stabilît sot il Cjanin” si canta nella terza strofa della celebre villotta friulana, “La Roseane”, che il pontebbano Arturo Zardini musicò quasi un secolo fa, esattamente nel 1921. Parole che offrono immediatamente una “fotografia” storico-culturale di Resia, la suggestiva vallata che si apre alle spalle del monte Canin e nella quale vivono poco meno di mille persone sparse tra varie frazioni – il capoluogo, con sede municipale, è quella molto graziosa di Prato – attaccatissime alle loro tradizioni che attingono appunto all’antica origine russo-slava e che oggi sono mirabilmente interpretate dal Gruppo folkloristico Val Resia, guidato da Dino Valente.
E ieri pomeriggio i bravi danzerini sono stati molto applauditi a Bovec, splendida località turistica, sempre ai piedi del Canin, ma dall’altro versante, quello sloveno. Nella cittadina dell’Alta Valle dell’Isonzo – Plezzo in italiano, quando, dopo la caduta dell’Impero austro-ungarico alla fine della Grande Guerra, anche questa zona fu annessa al nostro Paese e vi rimase fino al secondo conflitto mondiale -, “paradiso” del rafting e di altri sport acquatici sulle invitanti rapide del fiume, e d’inverno meta amata dagli sciatori, il Gruppo Val Resia ha fornito, nell’ambito dei locali festeggiamenti, un saggio della sua bravura, interpretando numerosi balli tipici, nei caratteristici costumi, al suono ritmato di “cïtira” e “bünkula”, cioè il violino e il violoncello nello storico dialetto resiano.
I suonatori di “cïtira” e “bünkula”.
Anche lo stesso Gruppo Folkloristico vanta una lunga storia, essendo nato ufficialmente nel 1838 – ha appena festeggiato la bellezza di 180 anni! -, quando alcuni suonatori e danzerini si recarono a Udine, in occasione della visita dell’imperatore Ferdinando I e della sua consorte – all’epoca anche il Friuli apparteneva, e questo fino al 1866, alla Casa d’Austria -, per testimoniare, assieme ad altri gruppi, la ricchezza della tradizione musicale e popolare di questa zona alpina. “La sua particolarità – informa al riguardo il sito ufficiale del Gruppo – consta nel fatto che, oltre a presentare musiche, danze e costumi propri della comunità della Val Resia, testimonia una realtà culturale tuttora esistente. Infatti, la Val Resia si accende di musiche e danze, nella quale è coinvolta tutta la comunità, in molte occasioni d’incontro durante l’anno: in occasione del tradizionale püst / carnevale resiano, delle feste paesane, delle coscrizioni, dei matrimoni,… In queste occasioni la gente danza tramandando la secolare tradizione di generazione in generazione”.
E ancora: “I costumi utilizzati dal gruppo sono la fedele riproduzione degli abiti da festa indossati in Val Resia alla fine del 1700 fino ai primi anni del 1800 e caratterizzano le seguenti figure: la giovane in cerca di marito, la donna spostata, la vedova, il giovane celibe ed il signore facoltoso. Sono particolarissimi i costumi delle lipe bile maškire / le belle maschere bianche. Queste maschere vengono utilizzate in valle durante il periodo di carnevale, sono costituite da gonne bianche sovrapposte, nastri colorati e campanelle. Sul capo portano un pesante cappello realizzato con centinaia di fiori di carta colorata”.
Altri due momenti delle danze.
E la musica? “Le musiche e le danze – si legge ancora – sono molto antiche e probabilmente sono giunte in valle con i primi insediamenti della comunità resiana nel VI secolo d. C. La piccola orchestra consta di soli due strumenti: il violino chiamato “cïtira” in dialetto resiano ed il violoncello detto “bünkula”. I due strumenti vengono opportunamente modificati per rendere il suono simile e quello di una cornamusa, chiamata dudy, utilizzata in valle prima dell’avvento di questi strumenti a corda. Il battito del piede, che accompagna la musica, è il fondamentale “terzo strumento” utilizzato per assicurare il ritmo. A Resia non ci sono scuole di musica popolare, i giovani imparano a suonare ‘ad orecchio’ ascoltando i più anziani”.
Ora, dopo questa appagante uscita nella vicina Bovec – in linea d’aria, perché il percorso è abbastanza lungo: è infatti opportuno scendere a Tarcento e risalire la valle di Lusevera fino al confine, a Uccea, in quanto la strada per Sella Carnizza, fra boschi di faggio meravigliosi, è ben tenuta ma a tratti è molto stretta – per il Gruppo Folkloristico Val Resia c’è già un nuovo impegno: il 25 luglio andrà infatti a Cupramontana, in provincia di Ancona, dove c’è Ufifest, il tradizionale appuntamento dei gruppi folkloristici.
Folto il pubblico alla spettacolo.
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In copertina, ecco i danzerini della Val Resia sul palco della piazza di Bovec.
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