di Giuseppe Longo

A Grado le tradizioni (che bella cosa!) sono ancora molto sentite. E la loro “regina” è senza dubbio quella del “Perdòn di Barbana” che ricorre la prima domenica di luglio, perpetuando un antichissimo voto – risale al 1237 – che la comunità scioglie ringraziando ancora una volta la Vergine Maria per essere stata risparmiata in quell’estate di tanti secoli fa da una pericolosissima pestilenza. Per cui l’appuntamento è per domani mattina con la tradizionale processione di barche diretta all’isoletta del santuario che sorge in mezzo alla suggestiva laguna. Purtroppo, sulla festa di quest’anno è inevitabile cali un velo di tristezza per il fatto che, come hanno riferito dalle cronache dei mesi scorsi, i frati lasceranno chiesa e convento, a causa del mancato ricambio generazionale, interrompendo così una storia plurisecolare. Anche questo, purtroppo, è un segno dei tempi che stiamo vivendo.

La Madonna degli Angeli.

La processione con la statua della Madonna degli Angeli venerata tutto l’anno nell’apposita nicchia della Basilica patriarcale di Sant’Eufemia, al termine della messa delle 8.30, muoverà tra le note festose della Banda cittadina di Grado verso il porto. Qui l’effige mariana sarà sistemata sulla barca più importante, la Stella del Mare, pavesata con bandierine multicolori e le classiche ortensie. Di solito, prima di salire a bordo il parroco, dopo aver guidato in vesti prelatizie il corteo per le vie del centro storico,  cede la stola all’arcivescovo di Gorizia della cui Diocesi fa appunto parte anche l’Isola. Quindi, dopo la tradizionale incitazione “In nome di Dio, avanti!”, la processione, fra gli applausi e tanti occhi lucidi, lascia il mandracchio, attraversa il canale, raggiunge il ponte girevole, recentemente rimesso a nuovo, e solca la laguna diretta a Barbana dove seguirà la messa solenne, celebrata appunto dal presule.
Al termine, la processione si mette nuovamente in moto per il ritorno a Grado dove l’arrivo tra la folla, fatta pure di tanti turisti che con emozione vivono questa bellissima  ricorrenza “graisana”, avviene intorno all’una o anche un po’ più tardi, perché tutto dipende da come sarà andata la navigazione. Raggiunta nuovamente la Basilica, il solenne canto del Te Deum di ringraziamento nella suggestiva melodia locale, che attinge al passato patriarcale dell’Isola, concluderà la mattinata dedicata a questo sentitissimo culto mariano.

Il campanile e l’interno della Basilica; infine, il centro storico a festa. 

Ma una festa così importante non può non essere preceduta da un’altrettanto importante vigilia. È il “Sabo Grando” fatto ancora di riti tradizionali in Basilica, ma anche di momenti di festa popolare – con musica, canti nella tipica parlata gradese, e ottimi piatti di pesce, tra cui il celeberrimo “boreto” –  tra calli, campi e campielli (proprio come Venezia, la cui origine è intimamente legata con Grado) del Castrum fino alle ore piccole della notte. Ed è proprio quello che si ripeterà anche questa sera, in attesa appunto del grande pellegrinaggio votivo di domani mattina. E così la tradizione, legata a questo genuino e sentito momento di fede popolare, continua tanto da essere felicemente tramandata alle nuove generazioni perché è giusto e doveroso che pure queste siano rese partecipi e consapevoli del loro passato. Di quella grande storia che nei secoli ha scritto la gente dell’Isola.

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In copertina (particolare) e qui sopra (integrale) l’isoletta di Barbana e sullo sfondo la città di Grado.

(Foto grado.info – le immagini della Madonna e del Castrum imbandierato sono di Lorena Turchetto)

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