di Giuseppe Longo

Non lo vedevo ormai da tanto tempo. Però di Carlo Petris conservo un luminoso ricordo. Risale a una trentina di anni fa, quando ci incontravamo quasi mensilmente in ospedale, a Udine, al consiglio provinciale dell’Afds, i donatori di sangue allora guidati dall’indimenticato Giampaolo Sbaiz. E l’altro giorno, quando ho appreso la notizia della sua repentina scomparsa – aveva 73 anni, ma era ancora nel pieno delle forze, animato da quell’entusiasmo esuberante che l’aveva sempre contraddistinto – sono rimasto veramente male, molto dispiaciuto. Perché, pur essendoci persi di vista, lo immaginavo sempre super-impegnato, soprattutto in questi ultimi tempi. Andato finalmente in pensione aveva, infatti, la possibilità di dedicarsi completamente alla sua amata Carnia e prima di tutto alla sua Ampezzo, il paese che aveva nel più profondo del cuore. Una terra che adorava e della quale sapeva ogni cosa, anche dal punto di vista storico, a cominciare proprio dal suo paese che alla fine dell’ultima guerra fu  “capitale” della Carnia Libera. E che voleva sempre più affermato e progredito,  anche dal punto di vista turistico, sebbene la vita della montagna notoriamente non è facile

Carlo Petris aveva 73 anni.

Già Ampezzo e la Carnia. Erano gli impegni principali di Carlo, accanto ovviamente a quelli familiari, alla moglie Rita e ai due figli, Siro e Simone. Aveva fatto anni e anni in Comune in qualità di amministratore appassionato ai temi della montagna della quale era veramente innamorato – chissà quanto ha sofferto quel disastro che si è abbattuto sui suoi bellissimi boschi a fine ottobre! – e anche attualmente ricopriva la carica di assessore, competente e ascoltato: certamente il vuoto che lascia con la sua improvvisa dipartita sarà avvertito nella giunta del sindaco Michele Benedetti. Ma anche fra la popolazione che in lui aveva un prezioso punto di riferimento, per un consiglio o un aiuto: sempre disponibile. Come lo avevano i donatori di sangue della Carnia che a lungo ha rappresentato anche nel già ricordato consiglio provinciale. E per loro è stato costante l’impegno, anche per attrezzare come era opportuno il centro trasfusionale dell’ospedale di Tolmezzo, garantendone l’apertura costante ogni giorno. Ma non c’era settore sociale, a cominciare da quello sportivo, che non lo vedesse partecipe nella sua Ampezzo. Come non si è mai tirato indietro nelle battaglie sostenute per difendere la Carnia e i suoi presidi.

Carlo Petris era un carnico, ma anche un friulano tutto d’un pezzo: sobrio di modi, ma sempre allegro e ottimista, con tanta voglia di “fare”. Di quelli che conosci e non dimentichi. Ampezzo e la Carnia gli sono infinitamente grati per tutto quello che ha fatto con tanta generosità, senza stancarsi mai di “dare”. E lo hanno dimostrato nei giorni del lutto e al momento del commiato quando una vera folla ha gremito il magnifico duomo di Ampezzo, nel quale Carlo è cresciuto nella fede e nei valori trasmessigli da illuminati sacerdoti. Un uomo, insomma, che mancherà e che è doveroso ricordare e indicare come esempio.

Ecco una bella immagine di Ampezzo e della sua suggestiva vallata.

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In copertina, chiesa e municipio fulcro della vita sociale di Carlo Petris.

(Foto Wikipedia e sito ufficiale Comune di Ampezzo)

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