di Gi Elle

Con il sipario sceso ieri sulla mostra di Castellarin, a Casarsa della Delizia è giunta l’ora anche per un bilancio complessivo di “Lùsignis”. Un contenitore culturale della tarda estate chiusosi con grande successo, a partire proprio da “La forma del borgo. Memorie letterarie e identità rustiche nelle fotografie di Giovanni Castellarin”. L’eposizione era, infatti,  uno degli eventi culturali più apprezzati, tanto da suggerirne una proroga, inseriti all’interno di “Lùsignis – A Casarsa nei borghi di Pasolini”, rassegna dell’assessorato alla Cultura che puntava a far conoscere, attraverso le sue prime opere sia in prosa che in versi, i luoghi in cui visse e scrisse il grande poeta, intellettuale e regista, unendo così cultura e turismo.  Le lucciole, in lingua friulana appunto Lùsignis, erano per Pier Paolo Pasolini, in un famoso articolo pubblicato sul Corriere della Sera in cui lamentava la loro scomparsa, la rappresentazione delle sorgenti della cultura popolare inaridite dal progresso.

Giovanni Castellarin


Con un percorso letterario curato da Lisa Gasparotto, la mostra di Giovanni Castellarin è stata un tributo alla Casarsa di un tempo attraverso le toccanti immagini che sono una dichiarazione di amore per un borgo che ora non c’è quasi più, ma che all’epoca dei 52 intensi scatti in bianco e nero, in un periodo che va dagli anni Settanta alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, era praticamente lo stesso raccontato da Pasolini nelle sue poesie, racconti e romanzi.
“Avevamo deciso – spiega l’assessore comunale alla Cultura e al Territorio, Fabio Cristante -, grazie alla disponibilità del Centro studi, di prolungare l’apertura della mostra in quanto avevamo notato un costante flusso di visitatori e un interesse che rimane vivo rispetto al racconto per immagini di Castellarin e i suoi legami con l’eredità pasoliniana. Un progetto culturale che è stato molto apprezzato”.

Due opere di Castellarin.

Come molto apprezzato è stato tutto il programma di Lùsignis 2019, sviluppatosi a partire da fine agosto: il numero di spettatori è risultato più che raddoppiato rispetto lo scorso anno. “La rassegna – conclude Cristante, ringraziando enti e associazioni che hanno reso possibile il tutto – si è ritagliata il suo spazio nel periodo di fine estate-inizio settembre il quale, non lo dimentichiamo, in Friuli occidentale vede svolgersi numerosi festival e iniziative teatrali e letterarie. Nonostante la concorrenza, la manifestazione è cresciuta: basti pensare che nel 2018 per l’evento di apertura, la lettura scenica de ‘I Turcs tal Friûl’, avevamo avuto 250 spettatori, quest’anno per ‘Il sogno di una cosa’ sono state oltre 600 le persone presenti. Il tutto senza dimenticare che diverse di loro hanno anche approfittato per unire alla visione degli spettacoli e incontri anche la scoperta turistica dei luoghi pasoliniani. Basta pensare in tal senso all’edizione record della Pedalata Pasoliniana organizzata dall’associazione Primavera 90 con oltre cento partecipanti e le tante persone arrivate da fuori Casarsa e presenti all’evento finale ‘Spetant il Turc’ del 30 settembre, con un pubblico di oltre 120 persone“.

La rassegna è stata sostenuta dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Assessorato al Turismo e si è svolta in collaborazione con il Centro Studi Pier Paolo Pasolini e la Pro Loco di Casarsa della Delizia.

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In copertina e qui sopra due immagini del foltissimo pubblico che ha assistito a “Il sogno di una cosa'”.

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