di Lant Ator
L’artigianato artistico del cartoccio, tipico di Reana e delle sue frazioni, è così bello e interessante che ora è raccontato in una multivisione intitolata “Gli scus del Rojale” realizzata grazie ad un contributo straordinario dell’Unpli regionale e che propone passato e presente di questa lavorazione tradizionale di cui sono maestre le donne di questi paesi bagnati dalle rogge. Il video sarà presentato in anteprima, domenica 7 aprile, ai soci della Pro Loco Rojale che la presidente Paola Miconi ha convocato nell’assemblea che si riunirà a Qualso.
Il lavoro delle cartocciaie non si limita più come un tempo soltanto al confezionamento delle classiche sporte per la spesa o per portare la colazione in campagna, ma dà vita a una lunga serie di oggetti, dagli usi più svariati, apprezzati anche all’estero, soprattutto come soprammobili che abbelliscono la casa, oltre agli ormai famosi presepi, applauditi in autunno anche sul lago di Como.
Presepi a Como e una cartocciaia durante una dimostrazione.
E da oggi ci sarà una nuova vetrina per ammirare questo artigianato che attinge a un materiale povero – quasi scomparso in seguito alla raccolta meccanizzata del mais –, ma che consente di ottenere realizzazioni che piacciono a tutti. Alle 17 sarà inaugurata infatti l’esposizione “Scus dal Rojal” nell’ambito della rinomata Sagra di San Giuseppe a Laipacco di Tricesimo, a cura della locale associazione Borc Lipà, guidata da Claudio Zanchetta. La mostra realizzata, appunto, dalla Pro Loco del Rojale, resterà aperta per tutta la durata della sagra. E quindi oggi, domani e martedì giorno di San Giuseppe, con una coda anche nel successivo fine settimana.
“Le origini di questo artigianato, tipico del Rojale – racconta la Pro Loco di Reana – sono antiche ma non anteriori al 1620, anno in cui il granoturco fece la sua comparsa sul nostro territorio. Selezionate le prime varietà produttive, si iniziò la coltivazione del granturco di cui veniva sapientemente utilizzata tutta la pianta. Ben presto i contadini si accorsero che anche le brattee che avvolgevano la pannocchia si prestavano a diversi usi tra cui, oltre all’imbottitura dei materassi, anche la formazione della ‘corda’ di brattee intrecciate con cui viene costruita la sporta. Dalle prime sporte, utilizzate giornalmente dalle massaie, si sono poi ottenuti contenitori e cestini di ogni forma e misura, oggetti per la casa quali paralumi, arazzi, borsette delle fogge più impensabili, bamboline e fiori che venivano utilizzati anche come decorazioni e bomboniere. Nelle famiglie del Rojale tutti lavoravano il cartoccio, in particolar modo le donne ed i bimbi che riuscivano così a racimolare qualche guadagno per le spese straordinarie. Gli uomini si incaricavano di fabbricare gli stampi in legno e recarsi sui mercati o dai compratori per vendere i manufatti”.
“Il periodo d’oro della produzione di questi oggetti – si legge ancora in una nota della Pro Loco – è senz’altro quello compreso fra gli anni Sessanta e gli Ottanta, quando grazie a don Mario Fabrizio nacque ed ebbe un enorme sviluppo la Cooperativa artigiana cartocciai friulani, che aveva sede a Cortale e che raggruppava le lavoranti del cartoccio. In quegli anni le borse di ‘scus del Rojale’ furono vendute in tutta Europa e perfino a New York. L’avvento delle materie plastiche, la crisi del settore artigiano e gli elevati costi portarono alla chiusura della Cooperativa, ma molte maestre cartocciaie continuarono il loro lavoro di produzione casalinga di manufatti fino ai nostri giorni. La Pro Loco del Rojale, attraverso i corsi organizzati ogni autunno e tenuti dalle stesse maestre cartocciaie, si prefigge di continuare a tramandare questa arte alle nuove generazioni. Tradizionalmente la prima domenica di ottobre viene organizzata la giornata ‘A scus in compagnie’ dedicata alla raccolta delle foglie di mais che saranno utilizzate dalle apprendiste cartocciaie durante i corsi”.
Il biglietto da visita della Pro Rojale.
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In copertina, la realizzazione della classica sporta in “scus” nel Rojale.
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