di Gi Elle

Un viaggio nel tempo che riporta ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo della città romana, attualmente esposti nella collezione permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Si tratta di oltre cento reperti che ci riportano nell’Aquileia di 2.200 anni fa – cioè all’epoca della sua fondazione -, ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento, quando la città faceva parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato antiquario.
Tutto questo potrà essere ammirato al Museo Archeologico Nazionale, dove proprio oggi, alle 18, sarà inaugurata la grande mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna” organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal Polo Museale del Friuli Venezia Giulia e dallo stesso Kunsthistorisches Museum della capitale austriaca con il patrocinio del Comune di Aquileia e in collaborazione con Fondazione So.co.Ba per celebrare appunto i 2.200 dalla fondazione dell’antica città romana.
Un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi lontani del loro ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento importante della storia di Aquileia, che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza dell’antica città romana.

«La mostra Magnifici Ritorni rinsalda i legami tra Aquileia e Vienna presentandosi prima ancora che come appuntamento culturale, come evento di valenza geopolitica» ha presentato così a Roma la mostra  il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che si è complimentato con il presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi Landi «per la passione, la dedizione e l’attenzione verso Aquileia» e ha voluto sottolineare che «con questa esposizione Aquileia torna a proporsi come terra di dialogo e incontro, punto di riferimento della Mitteleuropa di cui il Friuli Venezia Giulia è il cuore. Mi piace pensare che questa mostra esalti la centralità della nostra regione non solo dal punto di vista storico-culturale, bensì anche logistico, commerciale, sociale ed economico rispetto ad un’area centro europea che è l’entroterra naturale del Friuli Venezia Giulia».

Ecco la presentazione a Roma.

«Siamo particolarmente grati al Kunsthistorisches Museum – ha detto Zanardi Landi – per aver accettato di concedere il prestito di tutti i più importanti pezzi delle sue collezioni provenienti da Aquileia. Non è mai facile riportare opere d’arte importanti nei luoghi di provenienza, per il sottinteso, ma sempre presente, timore che nella coscienza del pubblico e nel dibattito che sempre segue una grande mostra si insinui il concetto di spoliazione, di “portato via”. L’apertura e lo spirito di collaborazione di tutti i responsabili del Kunsthistorisches e il risalto che ai reperti aquileiesi viene dato nelle sale espositive viennesi ci fanno capire invece che il rapporto Vienna-Aquileia è davvero molto positivo, e che, in realtà, in quella sede Aquileia ha una sorta di “succursale austriaca” oltre che una vetrina con un’eccezionale capacità di richiamo e di illustrazione di quella che fu la grande città romana»

«A partire dal 1817 – ha spiegato Georg Plattner, direttore della Collezione di Antichità greche e romane  nel Kunsthistorisches Museum – circa 340 reperti antichi da Aquileia sono stati inviati a Vienna da Aquileia, quarantacinque pezzi tornarono ad Aquileia nel 1921, nell’ambito delle restituzioni che l’Austria fece dopo la fine della prima guerra mondiale all’Italia: tra essi, sculture e iscrizioni, bolli laterizi e altri oggetti minori”. “Ancora oggi – gli ha fatto eco la direttrice del Museo, Sabine Haag – i capolavori aquileiesi mantengono una posizione preminente come importanti testimoni dell’antico passato».
«Il percorso espositivo si snoda attraverso le sale del Museo Archeologico Nazionale recentemente riallestito – come ha sottolineato Luca Caburlotto, direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia – i capolavori in arrivo da Vienna ricongiunti al loro contesto di rinvenimento e di utilizzo ne completano la narrazione; dialogando all’interno delle singole sezioni con tutti quei materiali via via confluiti, per strade diverse, nella collezione permanente, essi contribuiscono così a fornire un ulteriore tassello alla ricostruzione della storia della città antica».

«La mostra ci riporta ai tempi pionieristici dell’archeologia aquileiese, tra il tardo Settecento e il primo Ottocento – ha poi detto Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia –.  Siamo ancora all’epoca degli scavi occasionali, che sebbene determinati dall’unico scopo di recuperare “tesori” antichi hanno condotto a scoperte di notevolissimo rilievo, talvolta avvolte ancora da un’aura di mistero. In un certo senso, essi prepararono le prime indagini di ampio respiro degli archeologi austriaci, quelle effettuate nell’area del circo e delle mura tardoantiche tra il 1872 e il 1875 e, soprattutto, quelle importantissime avviate nel 1893 intorno al complesso basilicale».

Il meraviglioso Mitra Tauroctono.

Tra i “magnifici ritorni” dell’estate aquileiese spicca il rilievo marmoreo con la rappresentazione di Mitra Tauroctono, con il berretto frigio, il serpente, lo scorpione e l’uccisione del toro sacro che riporta agli antichi culti che hanno segnato la storia dell’umanità, giunti ad Aquileia dopo un lungo viaggio da Oriente, dall’India e dalla Persia dove il culto a lui dedicato, misterico ed iniziatico, era nato secoli prima.

«La diffusa presenza di culti mitraici, molto diffusi tra i soldati, nella regione intorno ad Aquileia – ha osservato ancora il presidente Zanardi Landi – oltre che ricordarci il ruolo militare attribuito da Roma alla colonia che doveva consentire l’espansione verso i Balcani e il Noricum, sottolinea fortemente quell’elemento che rende unica Aquileia nel panorama dell’Impero.  Mi riferisco al ruolo di interfaccia economica e culturale della città e del Caput Adriae con l’Oriente (Balcani, ma anche con il Vicino Oriente mediterraneo, l’Egitto e l’Africa Settentrionale). Ruolo di intermediario culturale, svolto da Aquileia nel cuore dell’Europa antica e tardo antica, che ha favorito il formarsi della specificità della cultura, dell’arte e delle forme di culto prosperate nella città romana».

«Il rilievo del Mitra – come ha spiegato Marta Novello, direttrice del Museo di Aquileia –, inizialmente promesso al Museo Archeologico al momento del suo rinvenimento nel 1888, fu poi regalato all’imperatore Francesco Giuseppe. All’interno delle sale del museo aquileiese ne rimase un calco in gesso, che ancora oggi rappresenta un chiaro richiamo all’indissolubile fil rouge che pone in relazione le due collezioni museali, nate a pochi anni di distanza fra loro, l’una – con il nome di Kunsthistorisches Hofmuseum – nel 1891, l’altra – con il nome di Imperial Regio Museo dello Stato – nel 1882, per diretta iniziativa dell’Imperatore Francesco Giuseppe quale chiara espressione della politica culturale dell’Impero austro-ungarico e di quel lungo processo che nel corso del XIX secolo portò, in Europa, alla maturazione della moderna concezione del museo quale bene dello Stato al servizio dei cittadini».

Alla presentazione, che si è tenuta nella prestigiosa sala della Crociera del Collegio Romano che è parte della biblioteca del Ministero dei Beni e attività culturali, era presente anche il capo di Gabinetto del ministro, Tiziana Coccoluto, che ha evidenziato come la mostra sia un esempio rilevante di cogestione dei beni anche attraverso collaborazioni transfrontaliere. All’incontro a Roma era intervenuto anche il neo sindaco di Aquileia, Emanuele Zorino.

Fedriga con Zanardi Landi.

 

Finalmente in esposizione
anche la Venere di Aquileia

Tra i reperti di maggior pregio si distinguono la patera in argento, l’eccezionale piatto dalla complessa raffigurazione allegorica riconducibile a temi dell’abbondanza e della celebrazione dell’agricoltura, donato nel 1816 all’imperatore d’Austria Francesco I dal conte Francesco Leopoldo Cassis Faraone, e la croce in bronzo del IV secolo con il monogramma dato dall’intersezione delle iniziali del nome greco di Cristo donata a Vienna dal barone Ettore von Ritter verso la metà dell’800. In mostra anche molti materiali preziosi confluiti nella capitale austriaca attraverso l’Imperial Regio Gabinetto Numismatico e delle Antichità di Vienna, nucleo originario del Kunsthistorisches Museum al quale i funzionari locali preposti al controllo degli scavi trasmettevano le antichità aquileiese fino all’istituzione del Museo Archeologico nel 1882: gemme, monete, bronzi, tra i quali spicca la raffinatissima gemma verde con un ritratto femminile dalla complessa acconciatura ispirata dalle mode in voga tra le principesse della famiglia imperiale , oggi incastonata in una montatura in oro di età moderna o la pasta vitrea con la raffigurazione del Circo Massimo di Roma ora montata su un elemento moderno in argento.

Grazie al sostegno della Fondazione Aquileia si è reso possibile anche il restauro della cosiddetta Venere di Aquileia, che dopo una lunga permanenza nei depositi viennesi finalmente può essere esposta. Rinvenuta nel febbraio del 1824 e venduta nel 1828 alle collezioni imperiali a Vienna, la statua rappresentata la dea nuda, con il solo mantello che avvolge il corpo all’altezza dei fianchi. La scultura richiama la Venere Marina e deriva da un’elaborazione ellenistica di II secolo a.C. della famosissima Afrodite Cnidia di Prassitele, opera di IV secolo a.C., che per la prima volta rappresentava la divinità completamente nuda. La scultura aquileiese doveva essere originariamente collocata in un luogo pubblico di grande visibilità, forse il teatro e le terme della città.  Tra le opere lapidee del percorso espositivo spicca un rilievo frammentario in marmo bianco di cospicue dimensioni, che rappresenta una scena di sacrificio rituale di un toro dinanzi a un altare. Sul frammento, stilisticamente databile alla fine del I secolo d.C., sono rappresentati tutti i momenti salienti di un sacrificio alle divinità da parte di due personaggi, forse i magistrati della colonia o alcuni membri della famiglia imperiale. La rappresentazione richiama i grandi sacrifici di stato di età romana, che prevedevano il sacrificio consecutivo di un toro, di una pecora e di una scrofa (suovetaurilia). Il rilievo aquileiese, che non conta molti confronti al di fuori di Roma, doveva probabilmente essere esposto in un luogo pubblico come il foro o un’area sacra. Va segnalata infine la statua di aquila a tutto tondo, databile al II d.C,  che si poggia su un supporto ed è stato lavorato in un unico blocco: l’aquila, rappresentata a grandezza naturale e con le ali aperte, era spesso usata come simbolo del potere dell’Impero romano, oltre che come animale collegato al culto di Giove.

La preziosissima patera in argento.

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In copertina, particolare del Mitra Tauroctono, simbolo della mostra.

 

INFORMAZIONI:
Orario: dal martedì alla domenica 10-19, la biglietteria chiude un’ora prima  (lunedì chiuso);
Prezzo:
€ 10 (ingresso Museo Archeologico Nazionale + mostra);
€ 16 (Biglietto UNICO comprensivo di ingresso Museo, mostra, Basilica, cripte, campanile, battistero e domus e palazzo episcopale).
Ingresso gratuito fino ai 18 anni e per le categorie previste dal MIBAC
Ingresso libero per tutti: 15 giugno, 12 luglio, 3 agosto, 20 settembre, 4 ottobre, 13 ottobre
per i gruppi si richiede la prenotazione all’indirizzo mail museoaquileiadidattica@beniculturali.it o al numero 043191035.

Tutte le info su:
www.fondazioneaquileia.it
www.museoarcheologicoaquileia.beniculturali.it

 

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