di Gi Elle

La zootecnia e la produzione di formaggi hanno un futuro in Friuli Venezia Giulia? I giovani sono ottimisti. Infatti, gli studenti degli Istituti tecnici agrari della nostra regione – e cioè Cividale, Gradisca d’Isonzo e Spilimbergo – credono fermamente che questo settore possa ancora costituire una importante fonte di reddito. L’incoraggiante indicazione è emersa a Colloredo di Monte Albano, in occasione del tavolo organizzato dall’agenzia di Cluster Agrifood Fvg con all’ordine del giorno la realizzazione di una strategia finalizzata alla messa in sicurezza e al rilancio del comparto lattiero-caseario.

L’appuntamento ha approfondito lo sviluppo di un progetto che, adottando un metodo innovativo, ha toccato un importante giro di boa: dopo la prima fase di ascolto attraverso interviste dirette alle singole realtà imprenditoriali, si è passati al confronto con i diversi anelli della filiera.
Successivamente al sistema scolastico e formativo, ai gruppi di azione locale (Gal), ai produttori di frico e alle aziende zootecniche, è toccato anche ai caseifici della regione, da quelli più grandi, come Latterie Friulane e Venchiaredo, alle piccole latterie turnarie che sono rimaste sul nostro territorio, come quelle di Trivignano Udinese e di Campolessi, a Gemona.

La latteria turnaria di Campolessi e i suoi formaggi.

“Da quando all’inizio dell’autunno abbiamo intrapreso questo percorso su incarico dell’assessore Zannier – ha rimarcato il presidente dell’Agenzia di sviluppo del Cluster agroalimentare Fvg, Claudio Filipuzzi –  i nostri tecnici hanno incontrato e intervistato molti rappresentanti di caseifici e ancor più imprenditori agricoli impegnati quotidianamente nella produzione e nella trasformazione del latte. Ora, nell’intento di individuare soluzioni condivise che poi sarà nostro compito presentare alla Regione, si comincia un percorso di condivisione dei problemi emersi”.

“Non possiamo pensare a una politica solo di salvataggio delle aziende con bilanci in rosso, ma dobbiamo proporre e sviluppare percorsi che portino a conti economici stabilmente in positivo”, ha detto il titolare delle Risorse agroalimentari del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier. “L’obiettivo di questo lavoro – ha sottolineato l’esponente della Giunta Fedriga, come si legge in una nota Arc – è quello di consentire la permanenza dell’attività zootecnica, in particolare quella da latte, sul territorio, per fare in modo che vengano preservati l’ambiente e il suo equilibrio, affinché avvenimenti come quelli delle scorse settimane non causino danni che, per buona parte, derivano da una mancata cura del nostro patrimonio agricolo e boschivo”.

L’assessore Zannier durante l’incontro a Colloredo.

“Il nostro intento – ha continuato Zannier – è quello di individuare in breve tempo una strategia condivisa con la maggior parte degli operatori dell’intera filiera e sulla quale intendiamo concentrare le risorse disponibili. Chiediamo che questa attività sia portata a termine in tempi brevi e che venga presa in seria considerazione da tutti”. “Infatti – ha spiegato l’assessore – se da un lato l’obiettivo è assicurare un reddito corretto a tutti gli operatori di filiera, dall’altro non possiamo più pensare a una politica che ripiani le perdite delle aziende. Per questo motivo il progetto intende proporre e sviluppare piani d’azione che aumentino la competitività e favoriscano la solidità dei bilanci delle imprese del comparto”.

Bovine delle razze da latte Pezzata rossa e Frisona.

Nella sua relazione, il direttore dell’Agenzia di sviluppo del Cluster Agroalimentare Fvg, Pierpaolo Rovere, ha quindi illustrato i primi dati della fase di indagine e ascolto. In regione sono registrati 46 caseifici, tre di essi però hanno l’attività sospesa e, di questi, due stanno per riprenderla. Le criticità emerse riguardano la gestione delle eccedenze, soprattutto dopo la fine del regime delle quote latte. Il formaggio Montasio viene riconosciuto come un prodotto di valore, ma oggi risulta troppo standardizzato, soprattutto quello fresco, in quanto subisce la concorrenza interna del Latteria. Inoltre, si percepisce la necessità che l’allevamento di montagna (50 per cento della superficie regionale) si distingua rispetto a quello di pianura, ad esempio ripensandosi bio.

Ma, come dicevamo all’inizio, a dare slancio al settore ci hanno pensato i giovani. Dalle interviste agli studenti degli Istituti agrari del Friuli Venezia Giulia emerge, infatti, che le nuove generazioni credono ancora fermamente in un avvenire per il settore zootecnico e per la produzione casearia in Friuli-Venezia Giulia. E questo è molto importante perché il futuro è proprio nelle loro mani.

Alcune bovine di razza Pezzata rossa durante l’alpeggio.

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In copertina, bovine da latte in stalla. 

(Foto Regione Fva, Anapri, sito Latteria di Campolessi e Wikipedia)

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