di Gi Elle

E con oggi è Carnevale a tutti gli effetti. Ieri, invece, grande festa dell’Epifania in Friuli dove, accanto ai riti della tradizione che hanno concluso il lungo ciclo natalizio ricordando l’arrivo dei Magi alla Grotta di Betlemme e quindi la manifestazione del Bambino Gesù all’Umanità, ci sono stati i tre grandi eventi che contraddistinguono in questa terra la solennità della Chiesa cattolica: Messe dello Spadone e del Tallero a Cividale e a Gemona, e accensione del grande falò di Tarcento. Cominciamo proprio da quest’ultimo non solo perché ha chiuso l’importante giornata, ma anche perché dalle sue fiamme è uscito il responso “ufficiale” su come sarà l’annata appena cominciata. Grande la partecipazione a tutte le manifestazioni, favorite anche dalla bella, pur fredda, giornata.

Tarcento “Il fumo della pira del ‘pignarul grant’ non va dritto a Est ma il responso del Vecchio Venerando, che predice un inizio anno con qualche ostacolo, non spaventa, ci sprona: il popolo del Friuli Venezia Giulia è abituato al lavoro duro, faremo ancora meglio e ancora di più e confermeremo i buoni auspici per la seconda parte dell’anno”, ha commentato l’assessore regionale Barbara Zilli, prendendo parte alla festa per eccellenza dell’Epifania friulana. “Qui rivive la suggestione di un rito ancestrale che è occasione per pensare con rinnovata energia a come centrare gli obiettivi del nuovo anno: per l’amministrazione regionale – ha aggiunto Zilli – questo inizio 2019 sarà dedicato a rendere concrete molte delle misure che sono state avviate in questi primi mesi di governo e permettere così al Friuli Venezia Giulia prosperità. Tutti i riti dell’Epifania che accendono il Friuli Venezia Giulia dalla collina fino al mare sono coinvolgenti perché per loro natura sono incentrati sul progetto e la proiezione al futuro: è con questo spirito che anche la Regione si appresta al lavoro per il nuovo anno”.
Sulla collina di Coja, dinanzi ai ruderi del castello dei Frangipane, in migliaia hanno preso parte a una tradizione che gli studiosi collocano in epoca pre-celtica, festa che viene organizzata dal 1928 dal Comune assieme alla Pro Loco. “Il grazie della Regione va all’amministrazione comunale e ai volontari che tengono viva questa manifestazione negli anni sempre più attrattiva, un evento che arricchisce l’offerta turistica del Friuli Venezia Giulia e che ha portato Tarcento alla ribalta nazionale”, ha aggiunto Barbara Zilli che, accompagnata dall’assessore comunale Marco Falciglia e dal presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, ha visitato anche la mostra dedicata alle maschere tradizionali del Carnevale, i “Tomats”, eccellenza artigianale del Tarcentino.

La salita a Coja dinanzi a villa Moretti per l’accensione del “Pignarul Grant” (sotto, ormai quasi tutto bruciato) e la visita di Zilli e Zanin alla mostra dei “Tomats”. 

Cividale – L’Epifania friulana era cominciata invece con la celebrazione a Cividale, nella basilica di Santa Maria Assunta, della famosa Messa dello Spadone. Si tratta di un evento che richiama l’epoca patriarcale, tanto da essere scandito da ritualità antiche e in latino, la lingua ufficiale della Chiesa, nel quale appunto emerge l’uso da parte del diacono della grande spada appartenuta al patriarca Marquardo von Randeck che fece ingresso in città nel 1366, fatto storico che poi è stato rievocato, al termine della solenne cerimonia in duomo, dalla rievocazione in piazza e nelle vie della città ducale. “E’ una manifestazione molto importante e le testimonianze richiamate anche oggi durante la funzione religiosa, quella del Capo dello Stato sul senso di comunità e quella del Pontefice sulla buona politica, sono il miglior modo per orientare nell’unione di tutte le forze sociali, morali e politiche del nostro territorio e trasformare gli auspici in obiettivi concreti da realizzare nel 2019″, ha detto il vicepresidente della Regione, Riccardo Riccardi, che a Cividale ha appunto assistito alla Messa dello Spadone, una delle celebrazioni più significative del giorno dell’Epifania.
L’assessore, che ha preso parte al rito assieme al presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, ha poi osservato che “una tradizione come quella celebrata a Cividale, con riti e memorie suggestive e con una così ampia partecipazione della comunità, illumina il nostro inizio anno al meglio”.

Il duomo, il diacono con lo Spadone di Marquardo e sotto il vicepresidente della Regione Riccardi.

Gemona –  “Con la rievocazione medioevale e il rito religioso della Santa Messa del Tallero, Gemona è ancora il centro di un evento che valorizza storia e tradizioni tramandate da secoli e in cui la comunità civile e religiosa si ritrova unita per formulare gli auspici per il nuovo anno: rinnovare assieme l’adesione a valori comuni può aiutarci ad affrontare al meglio le sfide che ci attendono per il 2019”, ha detto l’assessore alle Finanze e al Patrimonio, la gemonese Barbara Zilli, commentando l’importanza della rievocazione e della funzione religiosa a cui ha preso parte in rappresentanza dell’Amministrazione regionale nel duomo di Santa Maria Assunta, nella ricorrenza dell’Epifania.
Una cerimonia sempre molto partecipata dalla comunità che anche ieri ha assistito numerosa al corteo dei figuranti che ha accompagnato il sindaco dalla loggia comunale lungo via Bini e fino al duomo: nel corso della funzione tradizionalmente il primo cittadino offre all’arciprete il tallero d’argento, segno di concordia e della volontà di collaborazione tra i poteri temporale e spirituale.
A margine della funzione, sul sagrato, l’assessore Zilli ha incontrato anche alcuni rappresentanti dei comitati in difesa dell’ospedale San Michele che avevano esposto uno striscione per ribadire l’appello al suo rilancio. “È un impegno di questa Giunta ridare dignità al nosocomio gemonese: un impegno che il governatore Fedriga si è assunto e che si concretizzerà proprio nel 2019 – ha assicurato – dopo che l’amministrazione in questi primi mesi ha concluso la riforma della governance del sistema sanitario regionale; in accordo e di concerto con l’amministrazione comunale puntiamo a creare un polo di eccellenza non solo per il Gemonese ma anche per un territorio più ampio”.

Infine, tre momenti della storica cerimonia di Gemona: a palazzo Boton, in via Bini e all’uscita dalla Messa del Tallero. 

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In copertina, il Vecchio Venerando con Zilli e Zanin si appresta ad accendere il “Pignarul Grant”.

(Foto di C. Savoia, Tarcento; M. Patat, Gemona; Touringclub.it, Acon e Regione Fvg, anche fonte per i testi)

 

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Festa attorno al fuoco di Ramandolo

Bella festa epifanica anche attorno al grande falò allestito sulle pendici della Bernadia dietro la chiesetta di Ramandolo, suggestiva località panoramica da dove si potevano ammirare pure i fuochi di Torlano, borgo Cecchin e Savorgnano al Torre, oltre ai bagliori di quello di Tarcento, coronato dallo spettacolo pirotecnico. Per i tanti ospiti, una saporita pastasciutta, “bruade e muset” – come si dice a Nimis -, panettone e ottimi vini, fra i quali il dolce Ramandolo Docg.

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