di Giuseppe Longo

Poco più di un mese fa, ricorreva il 45° anniversario della scomparsa del cardinale Ildebrando Antoniutti, illustre figlio di Nimis, diplomatico dalla Cina al Canada, nunzio apostolico in Spagna e prefetto in Vaticano, del quale si parlò molto durante il Conclave del 1963 in cui fu eletto Papa Giovanni Montini con il nome di Paolo VI, da poco salito agli onori degli altari. Anche se il porporato, nelle sue Memorie autobiografiche, annotò che chi sa non parla e chi non sa parla e inventa dimostrando una straordinaria fantasia. Fatto sta che il Friuli – Chiesa, Istituzioni, Stampa – si era già mobilitato, qualora questa terra fosse stata gratificata dall’elezione del “suo” Pontefice.
Ma a parte questo, pur interessante particolare, Ildebrando Antoniutti lo ricordiamo oggi ricorrendo la festa della Natività della Madonna. Perché, proprio durante l’Ottavario di oltre mezzo secolo fa – era esattamente il 3 settembre 1967 – il cardinale incoronò solennemente l’antica statua in pietra di Aurisina della Vergine Maria. Ricordo ancora nitidamente, appena dodicenne, quella domenica pomeriggio, illuminata da un sole caldo e limpidissimo come quello di pochi giorni fa, e quella solenne cerimonia rimasta nella storia del paese. E per ricordare l’avvenimento riprenderò ampi stralci di un articolo che scrissi nel 1987, corredato dalle fotografie di Bruno Fabretti, nel suo ventesimo anniversario, per il bel libretto che l’allora Comitato Pro Nimis – in quegli anni guidato da Ivano Dordolo – pubblicava puntualmente in occasione di ogni “Sagre des Campanelis”, la festa che si conclude proprio oggi assieme ai riti religiosi.

Un momento della Messa.

L’Ottavario – scrivevo 32 anni fa – è appena cominciato e il Santuario delle Pianelle, con tutto il paese di Nimis e le valli vicine, sta vivendo uno dei momenti più importanti della sua storia: celebra i cinque secoli dell’apparizione della Vergine sulla collinetta in riva al Chiaron e della sua costruzione, che la tradizione e la fede popolare vogliono avvenuta nel 1467 proprio nel luogo indicato da Maria. E per rendere ancora più solenne la ricorrenza, sul capo della Madonna e del Bambino, un principe della Chiesa pone due diademi d’oro, compiendo un gesto, l’incoronazione, che l’autorità religiosa riserva soltanto ai Santuari che godono di particolare venerazione”.
E ancora: Cinquecento anni sono troppi per essere lasciati passare inosservati, anzi bisogna celebrarli con la dovuta solennità. Così, monsignor Eugenio Lovo, da quattro anni arciprete dell’antica Pieve di Nimis, si prodigò per una generale revisione della Chiesa al fine di darle una veste adatta a una circostanza così particolare: erano i primi lavori di un certo impegno dopo il ripristino realizzato vent’anni prima da monsignor Beniamino Alessio per sanare le gravissime ferite inferte dal bombardamento tedesco del 1944, appena due giorni prima che il paese intero fosse dato alle fiamme. In quell’opera il pievano fu aiutato, come in tante altre occasioni, dalla mano generosa del cardinale Ildebrando Antoniutti, allora ministro del Papa in Vaticano (prefetto della Sacra congregazione dei religiosi) dopo avere ricoperto importanti e delicati incarichi in mezzo mondo. E fu proprio il porporato, legato da amore profondo alla sua Nimis e al Santuario, a volere l’incoronazione della venerata effige, concedendo a questa Chiesa, in cui tutti entrano così volentieri, un privilegio che in Friuli poche hanno tuttora. Lui stesso donò le due preziose corone finemente lavorate dall’orafo udinese Eliseo Zoratti, sottolineando che ‘la popolazione di Nimis ha ricordato sempre con amore e con entusiasmo l’apparizione e la rievoca con fede quest’anno (1967, ndr), ravvivando le più belle tradizioni che hanno caratterizzato per cinquecento anni la sua storia religiosa così intimamente legata a quella civile. Cinque secoli hanno rappresentato un collaudo sicuro per la fede della gente di Nimis, che è passata attraverso tante prove e ha resistito a numerose avversità, unendosi sempre, dopo ogni sofferenza, ai piedi della Madonna del Santuario delle Pianelle, per riprendere con rinnovata energia il suo cammino nel mondo’.

Nel Santuario per l’incoronazione.

“Concetti molto sentiti – aggiungevo in quella rievocazione del 1987 – che il cardinale riprese, ampliandoli, nella solenne concelebrazione che tenne, con l’arcivescovo Giuseppe Zaffonato e numerosi prelati, sotto il pronao del Santuario, dinanzi a tante autorità (c’erano, soltanto per ricordarne alcune, il presidente della Giunta regionale Alfredo Berzanti con l’assessore Antonio Comelli, l’onorevole Piergiorgio Bressani, il senatore Mario Toros, il generale Luciano Nimis, il prefetto, oltre a consiglieri regionali, l’amministrazione civica al completo, i sindaci dei Comuni limitrofi con quello di Udine) e a una grande folla che occupava larga parte del prato protetta dalle chiome dei vecchi platani: c’era praticamente tutta la popolazione di Nimis, con il suo decano Giacomo Ceschia che allora aveva 104 anni, oltre a una nutrita rappresentanza delle vallate del Cornappo, del Rojale e del Torre, che da secoli convergono nel Santuario rinnovando la loro devozione alla Madonna. All’altare assistevano il porporato monsignor Pietro Bertolla – che per l’occasione pubblicò un prezioso volumetto dal titolo La Madonna delle Pianelle, dedicandolo a monsignor Lovo che proprio quel giorno festeggiava il venticinquesimo di sacerdozio (al mattino nella Pieve dei Santi Gervasio e Protasio aveva celebrato una solenne Messa di ringraziamento, presente il cardinale) – e monsignor Giuseppe Micossi, che fu con Antoniutti alla delegazione apostolica del Canada. C’erano anche monsignor Francesco Frezza, appena nominato arciprete di Tarcento, don Aldo Bressani, don Nello Remor e altri sacerdoti originari di Nimis o che avevano operato in paese: fra quest’ultimi, don Corrado Peressutti, cooperatore di pre’ Beniamin per ben 24 anni”.

Il cardinale con Giacomo Ceschia.

Ed ecco ancora un flash sulla cerimonia del 3 settembre 1967: “Al momento culminante del rito, il cardinale benedisse le incensò le corone rette su cuscini di velluto da monsignor Lovo e dal sindaco Mario Pelizzo; quindi, entrato in Chiesa assieme ai concelebranti e ad alcuni prelati, raggiunse l’altare maggiore e salì fino alla statua della Madonna, incoronandola. Un gesto che sarebbe entrato nella storia del Santuario e di Nimis, un atto di fede e di amore in cui si riconoscevano tre vallate. Conclusi i tradizionali riti dell’Ottavario – un ciclo di preghiere, in preparazione alla festa della Natività celebrata l’8 settembre, introdotto da monsignor Alessio e che sempre ha ottenuto una larghissima adesione popolare – la Chiesa delle Pianelle ritornò alla sua pace consueta. Così anche per le preziose corone si dovette cercare un posto più sicuro, per cui sul capo della Madonna e del Bambino tornarono i semplici ornamenti di prima”. E, concludevo osservando che, passato un momento così importante di festa ed essendo tutto tornato alla normalità di ogni giorno, il Santuario sarebbe restato “ancora lì, in mezzo ai campi e ai prati di Planedis, tra le rugiade e il discreto mormorìo del Chiaron, continuando a comporre il mosaico della sua storia. Della quale quanto abbiamo rievocato non è che un piccolo ma luminoso tassello”. Ma oggi la bellissima Chiesa delle Pianelle continua a scrivere altri tasselli di storia, che è però ancora attualità, come questo nuovo restauro festeggiato domenica scorsa, il secondo dopo il terremoto del 1976 e il terzo dall’ultima guerra.

La Madonna e il Bambino incoronati. 

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In copertina, il cardinale Ildebrando Antoniutti benedice le corone d’oro.

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