di Giuseppe Longo

FASANA D’ISTRIA – Una panchina in riva al mare può ricordare un musicista? La risposta è indubbiamente affermativa se consideriamo che la memoria di Antonio Smareglia, il grande compositore di cultura mitteleuropea nato a Pola nel 1854 e morto a Grado 90 anni fa, vive anche grazie a una originalissima iniziativa realizzata a Fasana, in Istria, a due passi dalla città dell’Arena. Ebbene, proprio qui, dove il compositore amava ritirarsi per rigeneranti periodi di riposo – anche perché proprio in riva a queste acque, che guardano le famose Isole Brioni, trovava pace e ispirazione -, si è voluto onorare l’autore di “Nozze Istriane”, opera che Smareglia compose nella vicinissima Dignano, paese d’origine della sua famiglia, dedicandogli cinque panchine d’autore installate sul lungomare che si apre all’uscita dal borgo marinaro. E la loro inaugurazione è avvenuta durante una semplice ma simpatica cerimonia, cominciata con brevi discorsi e canti del coro misto dell’Accademia di musica di Pola – gli studenti hanno esordito con il famoso “Inno dei Canottieri”, ovviamente di Smareglia – sul sagrato della Chiesa del paese, alla fine di un acquazzone e nelle luci di un tramonto mozzafiato sul mare. Al termine, mentre era già calata la notte, dopo un’altra rappresentazione sul molo da parte di alcuni ragazzi, tutti, autorità e pubblico, hanno raggiunto l’area delle panchine dedicate ad Antonio Smareglia e a quattro delle sue principali opere: la citata “Nozze Istriane”, “Oceana”, “Abisso” e “La Falena”. Ed è soltanto il primo lotto di questo apprezzabilissimo lavoro, perché altre panchine – si parla di tre – saranno aggiunte già il prossimo anno.

La cerimonia iniziata al tramonto sul mare, il coro degli studenti di Pola, Gorka Ostoijć Cvainer e il pubblico.

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Dopo il saluto del sindaco Radomir Korać, ha preso la parola la nipote del musicista, Adua Smareglia Rigotti, che nella sua casa udinese cura un ricco archivio di memorie legate alla figura e ai lavori del nonno, osservando che si stava rendendo omaggio al compositore “proprio davanti a quel mare che lui amava tanto. Qui il Maestro soleva venire spesso in vacanza e addirittura vi dimorò per un lungo periodo durante gli anni della Grande Guerra.  A quell’epoca – ha ricordato la discendente – il compositore era rientrato da Milano dopo la rappresentazione di ‘Abisso’ perché cercava sempre di ritornare nell’Istria dei suoi affetti, sia dopo i momenti di successo che di difficoltà. Qui, infatti, come mi raccontava la mamma Silvia ultimogenita del Maestro, mio nonno trovava serenità davanti proprio a questo mare. In quegli anni, purtroppo, la cecità a causa di un intervento mal riuscito alla cataratta lo aveva già privato della gioia di continuare a vedere questi suggestivi paesaggi e allora passeggiando, mentre sentiva il frangersi delle onde sulla spiaggia, chiedeva alla moglie Maria Polla di indicargli a che punto fosse il tramonto. “Jetti, dime dove xe el sol, dime quando tramonta el sol”, le diceva. Erano quelle infatti le ore che il musicista, dopo una giornata di lavoro passata a dettare nota per nota al figlio Mario – in quel periodo stava rivedendo ‘Pittori Fiamminghi’ -, prediligeva per ritemprarsi dalle quotidiane fatiche. Ma oltre a queste passeggiate in riva al mare, il Maestro amava molto uscire con la barca a pescare assieme all’altro figlio, Ariberto, come lui stesso ha ricordato nel suo prezioso libro ‘Vita e arte di Antonio Smareglia’”.

La rappresentazione sul molo, il sindaco Radomir Korać e Adua Smareglia, nipote del musicista.

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La nipote ha poi ricordato che il “compositore di ‘Nozze Istriane’ e di tante altre opere immortali avrebbe desiderato tanto poter acquistare una villa sul mare proprio qui a Fasana, ma questa opportunità non gli si presentò a causa dei momenti difficili che purtroppo subentrarono ai successi. Ebbe invece la gioia di essere ospitato più volte in quella che poi era diventata nota come Villa Oceana’ e che da tanti anni ormai non c’è più. Un nome che fu attribuito alla residenza, non si sa bene da chi, proprio in onore di Antonio Smareglia e in particolare di una delle sue opere più famose. Oceana, infatti, è ambientata per gran parte in un contesto marino di grande suggestione”. E probabilmente fu proprio il mare di Fasana a ispirargli questo meraviglioso lavoro, prediletto dallo stesso Smareglia e che debuttò nel 1903 al Teatro “La Scala” di Milano sotto la direzione del grande Arturo Toscanini. In sala c’era anche Gabriele D’Annunzio, che ne uscì con una espressione rimasta storica: “Il poeta è sempre inferiore al musico”. E c’è chi ipotizza che fosse stato proprio questo trionfo nella capitale della lirica a suggerire al proprietario di chiamare “Villa Oceana” l’elegante dimora in riva al mare di Fasana che, appunto, vide a lungo soggiornare proprio il grande compositore istriano che aveva suscitato l’ammirazione del Vate.

Adua Smareglia ha pertanto ringraziato, “per questa bellissima iniziativa, il Comune di Fasana con il sindaco Korać e il locale Ente per il turismo, con la sua direttrice Melita Peroković, l’Associazione smaregliana di Pola e in particolare la dottoressa Gorka Ostoijć Cvainer, ideatrice del progetto, assieme ai suoi bravi collaboratori. Nel contempo – ha aggiunto -, desidero esprimere un caloroso ringraziamento agli studenti del Dipartimento di studi interdisciplinari italiani e culturali dell’Università Juraj Dobrila, di Pola, e in particolare agli scultori Rino Banko, Liberta e Marin Mišan, Marko Človek, Simone Mocenni e Vedran Šilipetar”. Ma la nipote del compositore di Pola ha concluso dicendo di voler estendere la propria “gratitudine a tutta la comunità di Fasana che attraverso le sue istituzioni ha voluto rendere omaggio a un grande figlio della terra d’Istria, indicando la sua musica meravigliosa alle nuove generazioni”. La bella cerimonia – a cui hanno partecipato diversi esponenti del mondo accademico e culturale, fra i quali il professor Bruno Dobric, in rappresentanza della Biblioteca Universitaria di Pola – è stata conclusa da un breve concerto al pianoforte proprio in riva al mare.

Le altre quattro panchine dedicate al compositore  e alle sue opere.

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Una musica, dicevamo all’inizio, che attinge alla grande cultura mitteleuropea dell’autore. Antonio Smareglia nacque infatti a Pola nel 1854 e morì a Grado nel 1929, mentre le sue spoglie riposano nel cimitero di Sant’Anna a Trieste. Va detto che quando l’artista venne alla luce nella casa di piazza Foro, dove da quindici anni c’è un piccolo museo, l’Istria faceva ancora parte dell’Impero austro-ungarico, mentre l’isola friulana e già asburgica, in cui chiuse gli occhi, era passata all’Italia appena da un decennio, cioè dalla fine della Grande Guerra. E queste origini spiegano appunto l’animo mitteleuropeo del compositore, che studiò anche a Vienna, allora capitale dell’Impero e quindi pure di queste terre adriatiche. Un animo che ispirò le sue opere, ma che, nello stesso tempo, a Smareglia costò anche tante amarezze. Infatti, già quando era ancora in vita si registravano palesi divisioni fra gli editori, essendo considerato un autore “troppo mitteleuropeo per gli italiani e troppo italiano per i mitteleuropei”. Una cultura, comunque, che fa da sfondo a tutti i grandi lavori firmati dal compositore istriano, uno dei quali – “La Falena” – ha registrato in questi ultimi anni un grande interesse non solo in Istria, e quindi in Croazia, ma anche in Germania e in Italia. E tutto questo costituisce una importante premessa che induce ad auspicare una vera e propria riscoperta della musica smaregliana, troppo a lungo ingiustamente trascurata se non addirittura dimenticata.

Smareglia amava molto Fasana e il suo mare, visto nella foto sotto dalla panchina di Simone Mocenni.

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In copertina, la panchina (l’unica in legno) dedicata all’opera “La Falena”.

 

 

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